IL SANTO CHE DIO CI HA DATO

Conferenza pronunciata a Parigi, il giovedì 18 aprile 2013,
dal frate Bruno di Gesù Maria.

Le Pape François
Il papa Francesco, alla fine della sua Messa d’inizio del ministero petrino, piazza San Pietro.
« In quei tempi di turbolenze sprituali, il rifugio più sicuro è sotto il cappotto della Santa Vergine. » (papa Francesco)
© A. giuliani/cpp/ciric

NEI primi anni del Novecento, a Fatima, la piccola Giacinta moltiplicava le preghiere ed i sacrifici « per il Santo Padre », con suo fratello Francesco e la sua cugina Lucia. Il primo gesto del papa Francesco fu di immitarla quando ha chiesto al suo popolo riunito per acclamarlo nella sera del 13 marzo sulla Piazza San Pietro, non di “ benedirlo ”, come l’hanno detto alcuni giornalisti, ma di « pregare » per lui.

I vedenti di Fatima avevano un motivo particolare per pregare « per il Santo Padre » : il grande “ segreto ” che aveva confidato a loro la Nostra Signora il 13 Luglio 1917 mostrava infatti « un vescovo vestito di bianco » che corrisponda in ogni punto a quello che vediamo da trentacinqué giorni.

« Avemmo il presentimento che fosse il Santo Padre », srcive Lucia, senza che ciò paresse esplicitamente perché era piuttosto « un vescovo », sebbene vestito di bianco... L’incertezza è la stessa per noi perché Francesco preferisce la nominazione di « vescovo di Roma » a quella di « Papa » per un motivo, in un pensiero profondo che bisogna discernere.

Questo pensiero è contenuto nella formula con la quale il cardinale Agostino Vallini, il suo vicario generale per Roma, lo ha accogliato il 7 aprile nella sua catedrale di vescovo di Roma, a San-Giovanni-in-Laterano, riccordandogli la sua missione di successore di San Pietro, « la roccia sulla quale è fondata la Chiesa, che conferma nella verità della fede tutti i fratelli, presiede nella carità tutte le Chiese, e guida ognuno con una dolcezza ferma sulle vie della santità ».

La formula presenta una diversità significante con quella che era usitata fino a oggi : « Come il vignaiolo sorveglia da un luogo elevato la vigna, sei in un posto elevato per governare e custodire il popolo che ti è confidato. » La diversità tiene nell’omissione del “ posto elevato ” e nella definizione della sua missione in tre parole :

Confermare tutti i fratelli nella verità della fede.

Presiedere nella carità tutte le Chiese.

Guidare ognuno con una dolcezza ferma sulle vie della santità »… nella sperenza del Cielo ? Non è precisato ma è sottinteso.

In tre parole : confermare, presiedere, guidare. È firmato ! Fede, Carità, Sperenza.

« CONFERMARE NELLA VERITA DELLA FEDE TUTTI I FRATELLI »

Lo fa, dalla sua elezione, ogni giorno, tra tutte le sue omelie, udienze, Regina Cæli.

Ma prima, l’omissione del « posto elevato ». A beneficio di “ Signora Povertà ”. Già a Buenos Aires raccontano i giornalisti, « non usava l’ufficio destinato all’arcivescovo, ufficio spazioso al secondo piano che, benché buio, potrebbe dare una sensazione di potere e anche di superiorità. Usa questa stanza come una sorte di ripostiglio. Il suo ufficio personale si trova allo stesso piano ma in una stanza molto umile, ancora più piccola che il segreteria [guarda ! come la “ portineria del portinaio ” di nostro Padre] ma non è la sua segretaria che riempisca l’agenda, è lui-stesso che segna sul taccuino. Il suo ufficino è ben ordinato. Sotto un vetro si può vedere alcune foto della sua attività pastorale tra cui una molto commovente di un aborigeno povero del nord dell’Argentina.

« Al piano superiore si trova la sua camera, la stessa che lui occupava quando era vicario generale. Estremamente austera : un semplice letto di legno, il crucificio offerto dai suoi nonni Rosa e Juan, e un piccolo riscaldamento elettrico perché, benché l’immobile sia riscaldato, non si può ascenderlo quando il personale è assente. La stanza è ben ordinata. “ Una signora viene per pullire ogni martedì ”, ci dice. È evidente che fa il suo letto lui-stesso ogni mattina. Subito di fronte alla stanza, separata da un piccolo corridoio nel fondo del quale, su un piedistallo, si trova una bellissima statua di un Cristo seduto [il Cristo degli oltraggi], il “ Cristo della pazienza ” [pazienza a sopportare gli oltraggi], virtù che affeziona particolarmente, si trova una capella privata, spoglia, anche essa. Infine, in una stanza attigua, la bibliotecca piena di libri e di fogli. Il cardinale ci dice che ordina nei suoi fogli “ per non lasciare del lavoro dopo la mia morte ”. Butta la maggior parte dei suoi scritti : “ Voglio lasciare questo mondo lasciandoci il meno cose possibile. ” Tuttavia, ha permesso che sia conservato uno dei suoi scritti. Il foglio ne è scolorato, è una commovente professione di fede che ha scritto “ in un momento di grande ardore spirituale ”, poco tempo dopo la sua ordinazione e che firmerebbe ancora oggi. »

LA VERITA DELLA FEDE.

• « “ Voglio credere in Dio il Padre, che mi ama come un figlio, e in Gesù, Nostro Signore, che ha penetrato la mia vita con il suo Spirito per farmi sorridere e per portarmi così fino al regno della vita eterna. ” »

Il Cielo, eccolo !

• « “ Credo nella mia storia che fu attraversata dallo sguardo d’amore di Dio che, un giorno di primavera [all’emisfero Sud le stagioni sono invertite], il 21 settembre, è venuto incontrarmi per invitarmi a seguirlo. ” »

Era il giorno della festa di San Matteo. Prima di ritrovare degli amici con i quali aveva un appuntamento, si fermò in una chiesa, ci incontrò un prete, si confessò... e sentì l’appello alla vita religiosa.

« Si svolgò qualcosa » : l’esperienza della misericordia, in virtù della quale capì che « Dio il primo ci aspetta ». Non ritrovò i suoi amici. Decise che sarebbe religioso. Perché nella Compagnia di Gesù ? Attrato dalla sua forza conquistatrice al seno della Chiesa, dal voto d’ubbidienza che dà un’efficacità piena a questo slancio missionario. Avrebbe voluto andare in Giappone, ma la sua salute debole glielo proibì.

Ecco le “ voce della santità ” dove l’impegna la sua vocazione.

• « “ Credo nella mia sofferenza, tanto poco feconde a causa del mio egoismo nel quale mi rifugio. ” »

Alcuni anni dopo l’evento del 21 settembre, si dibatte durante tre giorni tra vita e morte. Bollente di febre, stringeva sua madre e gli chiedeva : « Mamma ! dimmi che cosa mi succede. »

Infine, i medici diagnosticarono una polmonite gravissima : tre cisti necessitarono l’ablazione di una parte del polmone destro. Ogni giorno, bisognava iniettare del siero per pullire la pleura e le cicatrice. A quell’epoca, le sonde erano connettate a un tubo per aspirare tutto questo. I dolori erano appena sopportabili.

Il giovane Bergoglio non aprezzava le parole di cirsostanze : « Passerà ! » « Quanto sarai contento quando tornerai a casa », ecc.

Un giorno, una certa visitatrice, scappando alle frasi tutte fatte, lo riconfortò realmente. Era una religiosa che l’aveva preparato alla prima communione e che non aveva mai dimenticato : suore Dolores.

« Mi disse qualcosa che dimorò impresso nel mio cuore e che mi rese una grande pace : “ Stai imitando Gesù ! ” »

« Dunque il dolore sarabbe una benedizione se l’assumiamo cristianamente ? » domanda il giornalistà. E il cardinale di rispondere :

« La sofferenza non è una virtù in se-stessa ma la maniera con la quale l’accettiamo può essere virtuosa. La nostra vocazione è la plenitudine e la felicità [« non in questo mondo diceva la Nostra Signora di Lourdes a Bernadette, ma nell’altro »] e quando la proseguiamo, la sofferenza è un limite. È perché il senso della sofferenza lo capiamo perfettamente solo attraverso il dolore del Dio fatto uomo, Gesù Crsito. »

• « “ Credo nell’irrilevanza della mia anima che cerca di prendere senza dare... senza dare. ” »

Siamo lontanissimo del “ Credo nell’uomo ” di cui i giornalisti hanno fatto il titolo del loro libro ! A meno di aggiungiere la parola “ peccatore ”, perché questa conoscenza sincera della sua piccolezza, della sua “ irrilevanza ”, ci introduce alla parola privileggiata della meditazione della sua vita interra : la parola di “ misericordia ”. Il tema sul quale ha introdotto la Settimana santa nella sua prima catechesi, del mercoledì 27 marzo, è quello della misercordia, il cui motto è l’espressione : “ Miserando atque eligendo ”.

Il cardinale Barbarino ha spiegato che cosa vuol dire, nella prefazione del libro firmato da Jorge Mario Bergoglio, papa Francesco : “ Amore, servizio e umiltà ”, che ricchiama “ umilmente vostro ” di Giovanni-Paolo I°. Parso il Venerdì santo :

“ Miserando atque eligendo ” : « L’espressione viene presa da Bede il Venerabile nel suo commentario dell’appello di san Matteo », racontato da san Matteo lui-stesso...

« Come era uscito, Gesù vide, mentre passeva, un uomo seduto all’ufficio doganale, chiamato Matteo (chiamato Levi da san Marco e san Luca), e gli disse : “ Seguimme ! ” E alzandosi, lo seguì. » (Mt 9, 9)

Lo sguardo di Gesù su Matteo ! Ne ha fatto l’esperienza il 21 settembre e non lo dimenticherà mai.

• « “ Credo che gli altri sono buoni e che debba amarli senza timore e senza tradirli, mai per trovare in loro una sicurezza per me. ” »

“ Gli altri ”, migliori di me. “ Gli altri ”, è il mio prossimo, non “ l’Uomo ”...

Tutto il segreto della sua santità di pastore disinteressato : amando le anime che gli sono confidate, senza mai trattenerle ma per comunicare a loro le grazie della “ misericordia” dal suo ministero, e voltarle verso Gesù e Maria.

• « “ Credo nella vita religiosa. ” »

E non nella “ promozione del laicato ”, causa della rovina di tutte le congregazioni religiose dal concilio Vaticano II°. In che cosa consiste ?

• « “ Credo di voler amare molto. ” »

Che cos’è “ amare ” ? È dare la sua vita per quali che amiamo.

• « “ Credo nella morte quotidiane, cocente e che fuggo ma che mi sorride invitandomi a accettarla. ” »

Quotidie morior, parola di san Paolo. « Ho più di settant’anni e non mi rimane molto tempo. Non vivrò settant’anni di più e commincio a dirmi che bisogna abbandonare tutto. Ma accetto questo in un modo certamente sereno. Non sono triste. Si vuole esser giusto con tutti, in tutte le situazioni, di fare – per così dire – della calligrafia inglese, per esempio. Tuttavia, non ho mai pensato a redigere un testamento. Ma la morte accompagna quotidianamente il mio pensiero. »

• « “ Credo nella pazizenza di Dio, accogliente, buona come una notte d’estate.

• « “ Credo che Papà sia nel Cielo presso al Signore. ” »

E io lo credo dell’abate de Nantes, nostro Padre.

• « “ Credo anche che il Padre Duarte [il confessore, ministro della sua grazia del 21 settembre] ci sia anche e che interceda per il mio sacerdozio.

• « “ Credo in Maria, mia Madre, che mi ama e non mi abbandonerà mai. ” »

Promessa di Nostra Signora di Fatima a Lucia il 13 giugno 1917 !

• « “ E spero ogni giorno la sorpesa con la quale si manifesterà l’amore, la forza, il tradimento e il peccato che mi accompagneranno fino all’incontro definitivo con quel Viso meraviglioso di cui ignoro i ritratti, perché non cessa di scaparci, ma che voglio conoscere e amare. Amen. ” » (Brani di El Jesuita, cap. 12)

« Il tradimento » ? Per esempio quello di cui si accusa umilmente presso… ai giornalisti !

Un dì, doveva predicare un ritiro in un covente d’una lontana periferia di Buenos Aires. E doveva prendere il treno. Ma, come ne aveva l’abitudine, volle fermarsi per pregare un momento nella catedrale, sarebbe soltanto qualche minuto davanti al Santo Sacramento. All’interiore, si sentì riconfortato dal silenzio e dalla freschezza che contrastavano con il calore torrido di questa giornata d’estate.

Al momento di uscire, è abbordato da un giovanotto che non sembrava normale psichicamente e che gli domanda di confessarsi. Dové fare uno sforzo per nascondare un gesto di noia al pensiero del ritardo che ciò implicava...

« Quel ragazzo di quasi venttotto anni parlava come se fosse ubriaco, ma presentii che era senza dubbio sotto l’effetto di un trattamento psichiatrico, quindi io, il testimone del Vangelo e che me ne dico l’apostolo, gli dissi : “ Ora non è possibile, ma un prete arriverà e ti confesserai a lui, perché io ho qualcosa da fare. ” Sapevo bene che il prete arriverebbe soltanto alle quattro però mi dicevo che il ragazzo essendo sotto l’effetto dei medicinali non si sarebbe reso conto della durata... E uscii tutto rinvigorito. Ma appena uscito, provai una vergogna terribile e tornai in dietro per dire al povero ragazzo : “ Il Padre non arriverà subito, ti confesserò io. ” »

Poi lo mandò davanti alla Santa Vergine per domandarle di custodirlo... e pensava intanto che il treno era partito.

« Tuttavia, alla stazione, mi accorsi che il treno era in ritardo e così potei averlo. Al ritorno, non tornai direttamente a casa ma andai a trovare il mio confessore perché ciò che avevo fatto mi faceva forza sul cuore : “ Se non mi confesserò, domani non potrò celebrare la Messa in questo stato ”. »

Il cardinale continua di giudicarsi severamente : « A quell’epoca, giocavo i Tarzan ! Era il pieno estate, il cardinale Quarracino era partito in viaggio e, in quanto vicario generale, ero in carica del diocesi. Di mattina, esaminai i dossier alla curia e di pomeriggio presi il treno per dare gli Esercizi spirituali a delle religiose. ”

« Avevo questo spirito di sdegno ! Peccai senza rendermene conto. Mi dicevo : “ Vedi come sei buono, importante, tutto ciò che riusci a fare. ” L’orgoglio mi minaciava ! »

Da dove la sua formazione alla “ pazienza ” verso a lui-stesso e verso agli altri pensando alla “ pazienza ” di Dio.