LIBER ACCUSATIONIS IN PAULUM SEXTUM

Ritorna e conferma i tuoi fratelli !

Santo Padre,

HO terminato il mio compito. Se avessi preveduto tutto il suo sviluppo, logico, implacabile, che rivela tutti gli elementi e le connessioni di un sistema che si presenta come la più pericolosa e sottile delle macchine da guerra che siano mai state introdotte nella Chiesa per la sua rovina, non so se avrei avuto il coraggio d’impegnarmi in esso.

Ma senza dubbio la grazia di Dio, che tante preghiere implorano a nostra intenzione, gli incoraggiamenti a proseguire in questo lavoro che mi arrivano ogni giorno da nuovi e vecchi amici, le iscrizioni alla nostra LEGIONE ROMANA, passate da 3.000 a 4.000 durante i quindici giorni che ho impiegati nella stesura di questo Libello d’Accusa 1, mi hanno incoraggiato a portare a termine il lavoro intrapreso.

Sento il bisogno imperioso di protestare ancora davanti a Dio e davanti a Voi che non sono che un miserabile ed inutile servitore della Chiesa, confuso ed oppresso in questo ministero di ACCUSATORE DEL PADRE COMUNE, parte che dovevo pure assumere, poiché tanti altri più degni e competenti di me, non l’hanno adempiuta.

E dalla mia indegnità dipendono i difetti di questo Scritto e dalla mia incapacità le sue lacune e le sue debolezze. C’erano cento cose in più da dire : ho dovuto scegliere fra le vostre paròle ed i vostri atti, talvòlta con insufficiente discernimento. Per un’opera completa sarebbero state necessarie delle conoscenze e delle forze che non ho. Uno spirito più profondo nelle discipline teologiche avrebbe indicato meglio le esatte contraddizioni della Chiesa. Non ho osato redigere questo Libello d’Accusa, come tante persone degne e competenti mi chiedevano, sotto la forma di un SILLABO degli errori dogmatici e morali di questo decennio post-conciliare. Questo rimane da fare.

D’altra parte, sono scontento del mio tono, del mio stile che non so padroneggiare. E’ un aspetto spiacevole della mia cattiva indole di non saper contenere le mie emozioni e spinte interiori, di non saperne controllare perfettamente l’espressione. Oh! per il mio stile, per le mie vivacità di linguaggio, per i miei scarti di penna, sono certamente reprensibile e me ne dolgo vivamente.

Penso a quell’Oza del quale il libro di Samuele ci riferisce che « egli stese la mano verso l’arca di Dio e la trattenne, perché il tiro la faceva inclinare. Allora la collera di Yahweh si accese contro Oza : subito, Dio lo colpì per il suo errore ed egli morì, lì, accanto all’arca di Dio » 2. Come potrei non sentir timore, io che ho posto la mano sull’Arca Santa della Chiesa per impedirle di rovesciarsi e mi sono levato contro il suo Capo che la guidava verso gli abissi !

Quali che siano le imperfezioni, dovessi io esserne dolorosamente purificato da Dio e ripreso dai miei fratelli, non mi pento dell’opera essenziale. Perché io vorrei essere anatema per il mio Fratello nella fede il Papa Paolo VI e darei la mia vita e la mia salvezza per la sua emendazione e la sua conversione. Lui da cui dipende la sorte temporale ed eterna di miliardi di essere umani riscattati con il sangue di Cristo, miei fratelli.

No, non rimpiango nulla. Molti mi avevano ripetuta quella frase che giustificava la loro inazione, la loro obbedienza a tutti i Vostri ordini, la loro sottomissione incondizionata a tutte le Vostre idee: «Preferisco aver torto con il Papa che aver ragione contro di Lui ». Ne sono rimasto colpito e ho cominciato questo lavoro nel dolore e nell’angoscia di « aver ragione contro il Papa ». Di fatto, cosa c’è di più tragico per un cattolico, di più crocifiggente per un sacerdote cresciuto nell’ammirazione di Roma e la venerazione del Sovrano, dell’essere ridotto — e non in materie secondarie — a non essere più con Lui, ma contro di Lui !

Tuttavia, in breve tempo, è l’altra alternativa che ha prevalso nel mio spirito: aver ragione o aver torto. Non ci si può decidere ad « aver torto », ed ancor meno a rallegrarsene, fosse pure per rimaner fedeli al Papa, perché aver torto deliberatamente, coscientemente, è abbandonare e rinnegare la dolce Verità di Dio e uscire dalla sua contemplazione per abbracciare l’errore di Satana! Al contrario, separandomi dalle vostre novità e denunciandole come delle alterazioni della divina Verità, l’ho abbracciata con trasporto, e la mia gioia di assaporarla era tanto grande, da farmi dimenticare la pena che provavo di essere contro di Voi. « Aver ragione » è bello e buono, e felice e santo !

Ah! quanto male producono nel clero quelle facili massime che non hanno la serietà che viene loro attribuita. Dette in forma ironica all’intenzione dei novatori e dei ribelili troppo inclini a credere di aver ragione contro il Papa e contro la Chiesa, e contro Dio! eccole adoperate nei problemi così gravi dei nostri tempi per mantenere tutta la Chiesa, resa indifferente sia alla ragione che all’insensatezza, nella sottomissione ad un Papa ribelle ed innovatore.

Santo Padre,

Così misteriosamente aiutato nella contemplazione della dolce e soave verità di Dio, mentre redigevo la lista schiacciante dei vostri errori, lacerazioni e scandali, così rassenerato dalla beatitudine che dà questa unione di fede al Mistero divino, io Vi chiedo la grazia di accettare l’espressione della mia compassione e l’esortazione che oso rivolgerVi, prosternato ai Vostri piedi, di aver pietà della vostra anima, di aver cura della Santa Chiesa e di pensare all’Onore di Dio.

SANTO PADRE ABBIATE PIETÀ’ DELLA VOSTRA ANIMA!

Non ho potuto, direi quasi, abitare per tutto questo tempo, giorno e notte, nel vostro spirito, inventariare i vostri pensieri, sondare i vostri sentimenti e le vostre intenzioni, recensire le vostre decisioni, senza constatare l’immensa devastazione operata in Voi dalle nuove dottrine dell’eresia. Vi ho visto solo, levato contro tutti i vostri Predecessori, tagliato fuori dalla Chiesa malgrado l’illusoria unanimità di applausi mondani che si fanno al vostro passaggio, in rottura con tutti i Santi e le moltitudini dei fedeli del nostro grande passato cattolico.

Ho dovuto misurare la profondità, la larghezza, l’altezza di questo GRANDE DISEGNO che si oppone in voi, diametralmente, alla fede della Chiesa. Lo comparavo spontaneamente a quello del Vostro Predecessore, San Pio X. « Il Trionfo di Dio sugli individui e la società tutta, non è altro che il ritorno degli smarriti a Dio attraverso il Cristo ed al Cristo attraverso la sua Chiesa: tale è il Nostro programma » 3. Il Vostro è, all’opposto, di condurre la Chiesa Cattolica ad un neo-cristianesimo più largo ed indistinto, fare naufragare questo cristianesimo in un ecumenismo universale, la cui Carta sarà la fede nell’Uomo e il culto dell’Uomo che si fa Dio, per mettere alla fine questo Umanesimo deista al servizio dei costruttori della Torre di Babele moderna. Come Roma potrebbe diventare la grande Babilonia, la prostituta dell’Apocalisse.

La scoperta di questa profonda alterazione del vostro spirito mi ha spaventato. Mi sono domandato quale potenza maledetta avesse influenza su di Voi e ho temuto per la vostra eterna salvezza. Oso scriverlo, Santo Padre, io, che sono un miseràbile peccatore tra i peccatori, provo un grande tormento per Voi, al pensiero del Giudizio di Dio, così vicino, inesorabile, e Vi supplico : Abbiate pietà della Vostra anima.

Lo faccio nella speranza di essere ascoltato. Perché in altri discorsi ed in altri momenti da quelli per i quali Vi accuso, Voi avete manifestato l’angoscia della vostra insufficienza è della Vostra indegnità 4.

Ed io non posso dimenticare la strana confidenza che avete fatto ai pellegrini di mercoledì 12 Aprile 1967:

« Ma ecco il fenomeno strano che in Noi si produce: volendo confortare voi, si comunica, in un certo senso, a Noi il senso del vostro pericolo, a cui vorremmo portare rimedio; viene alla Nostra mente, con la coscienza della Nostra pochezza, il ricordo delle debolezze di Simone, figlio di Giovanni, chiamato e reso Pietro da Cristo... il dubbio... il timore... la tentazione di piegare la fede alla mentalità moderna... l’entusiasmo irriflessivo » 5. Sovente nelle vostre parole si manifesta una certa angustia che non può che eccitare il nostro ardore a pregare per Vostra Santità e... incoraggiarla a rompere con quanto la trascina, per ritornare al Cristo e... « confermare i fratelli ! ».

Voi avete ricordato, l’ultimo Mercoledì delle ceneri, i firn ultimi dell’uomo « La vita eterna... o la dannazione eterna » e avete segnalato il carattere terrificante di un tale esito. « C’è di che fremere », avete detto 6, Sì, questo pensiero è tale da far fremere quanti vanno contro Dio. Questo pensiero è terrificante per quelli che danno scandalo. Non posso aver notato in Voi questo triplice rinnegamento senza dirVi con tutto l’amore del mio cuore: Santo Padre, abbiate pietà della vostra eternità !

SANTO PADRE, ABBIATE CURA DELLA CHIESA !

Questa Chiesa die Vi è stata affidata e della quale Vi sarà chiesto rigoroso conto, deperisce sotto la Vostra azione novatrice, riformatrice, perturbante, estenuante. Voi stesso lo sapete, ne avete evocato i mali in termini conturbanti il 7 Dicembre 1968. Era il terzo anniversario della Vostra proclamazione del « Culto dell’Uomo ». Come non avete riconosciuto, in tanta rovina, il risultato evidente del vostro errore ?

« La Chiesa attraversa, oggi, un momento di inquietudine. Taluni si esercitano nell’autocritica, si direbbe perfino nell’autodemolizione. E’ come un rivolgimento interiore acuto e complesso, che nessuno si sarebbe atteso dopo il Concìlio. (Ah! qui vi ingannate ed ingannate il mondo, perché noi ce lo aspettavamo con certezza, l’abbiamo detto e scritto tanto che l’autorità ecdesiastica, con il vostro consenso, ci ha chiuso la bocca con sanzioni infamanti). Si pensava a una fioritura, a una espansione serena dei concetti maturati nella grande assise conciliare. C’è anche questo aspetto nella Chiesa, c’è la fioritura, ma... si viene a notare maggiormente l’aspetto doloroso. La Chiesa viene colpita pure da chi ne fa parte » 7.

Ed il 29 giugno 1972 il vostro giudizio su tutto quello che accade nella Chiesa è più nero ancora, nero d’inchiostro. Ha colpito di terrore tutti quelli che non sapevano, ai quali si nascondeva la grande pietà della Chiesa in stato di Concilio e di Riforma.

« Da qualche fessura è entrato il fumo di Satana nel tempio di Dio: c’è il dubbio, l’incertezza, la problematica, l’inquietudine, l’insoddisfazione, il confronto. Non ci si fida piò della Chiesa, ci si fida del primo profeta profano che viene a parlarci da qualche giornale o da qualche moto sociale, per rincorrerlo e chiedere a lui se ha la formula della vera vita. E non avvertiamo

di esserne invece già noi padroni e maestri. E’ entrato il dubbio nelle nostre coscienze, ed è entrato per finestre che invece dovevano essere aperte alla luce...

« Anche nella Chiesa regna questo stato di incertezza. Si credeva che dopo il Concilio sarebbe venuta una giornata di sole per la storia della Chiesa. E’ venuta invece una giornata di nuvole, di tempesta, di buio, di ricerca, di incertezza. Predichiamo l’ecumenismo e ci distacchiamo sempre di piò dagli altri. Cerchiamo di scavare abissi invece di colmarli.

« Come è avvenuto questo? Vi confidiamo un Nostro pensiero: c’è stato l’intervento di un potere avverso. Il suo nome è il Diavolo, questo misterioso essere cui si fa allusione anche nella lettera di San Pietro. Tante volte, d’altra parte, nel Vangelo, sulle labbra stesse di Cristo, ritorna la menzione di questo nemico degli uomini. Crediamo in qualcosa di soprannaturale (correzione posteriore: « preternaturale ») venuto nel mondo proprio per turbare, per soffocare tutto del Concìlio Ecumenico, e per impedire che la Chiesa scoppiasse nell’inno della gioia di aver riavuto in pienezza la coscienza di sé (?!) 8.

Il diavolo contro il Concilio? Non è piuttosto a favore ? Non è venuto per regnarvi ? In ogni modo, è spaventoso. Che cosa farete allora per salvare la Chiesa di Dio dal dominio di Satana del quale constatate la realtà distruttrice ?

Certo, Voi manifestate un certo desiderio di aiutare, di confermare i vostri fratelli nella fede: « Appunto per questo dovremmo essere capaci, più che mai in questo momento, di esercitare la funzione, assegnata da Dio a Pietro di confermare nella Fede i fratelli. Noi vorremmo comunicarvi questo carisma della certezza che il Signore dà a colui che lo rappresenta anche indegnamente sulla terra » 9. Ma di fronte alla potenza di Satana, dell’estensione del male, del tragico della situazione, come ci sembra povera, insufficiente, insignificante questa velleità d’azione.

Osiamo perciò esortarVi a prenderVi cura della Chiesa ! Se la vostra personale salvezza Vi è indifferente, abbiate almeno cura della salvezza della moltitudine, e governate coraggiosamente il vostro popolo !

Da certe vostre riflessioni si è avuta l’impressione che pensaste a ritirarvi. Io non vi ho dato peso, ma altri ne sono stati sconvolti: « E’ il Signore che ha creato la Chiesa, non noi. Non è né facile né piacevole avere certe responsabilità. Ma Gesù ha dichiarato : tu sarai l’apostolo. Su di te fonderò la mia Chiesa... Sarebbe bello allontanare da noi questa responsabilità. Ma non voglio. Voi che siete là, non potete mostrare almeno la vostra comprensione ed il vostro affetto per quelli che, nella Chiesa, hanno delle funzioni gerarchiche : per quelli insomma che hanno l’obbligo del ministero ? » 10.

Certo, ci rendiamo conto del peso del compito, « il peso delle chiavi di San Pietro », e « la corona di spine » che rappresentano per il Papa tante diserzioni e tanti tristi avvenimenti divenuti il pane di amarezza della Chiesa, il suo ed il nostro. Ma ci torna alla memoria il detto di San Pio X, così incoraggiante, così nobile, così forte : « FATE IL VOSTRO DOVERE E TUTTO ANDRA’ BENE ». Santo Padre, non avete Voi stesso, con pieno gradimento, con piacere, con passione, gettato la barca di San Pietro nella tempesta ?

Ed ora piangete su voi stesso ! Piangete piuttosto sulla Chiesa ! Tanto più che, in questa angosciante congiuntura, ecco che abbandonate il timone e che lasciate a Dio il compito di salvare la Chiesa, messa in tanto rischio da Voi solo. Tanti aspettano dal Papa gesti risonanti, interventi decisivi ed energici.

Già il 7 dicembre 1968 : « II Papa non ritiene di dover seguire altra linea che non sia quella della fiducia in Gesù Cristo, a cui preme la sua Chiesa più che non qualunque altro. Sarà Lui a sedare la tempesta. Quante volte il Maestro ha ripetuto " Confidate in Deum. Creditis in Deum, et in me credite! " Il Papa sarà il primo ad eseguire questo comando del Signore e ad abbandonarsi, senza ambascia o inopportune ansie, al gioco misterioso della invisibile ma certissima assistenza di Gesù alla sua Chiesa » 11.

Il ragionamento è falso. Tre anni prima, quando si trattava di buttar tutto all’aria, di tutto riformare, di cambiare, modificare, eravate Voi a farlo, eravate Voi a governare e ad imporre le Vostre idee, creando tutte le condizioni di questa orribile tempesta nella quale ora si trova la Chiesa. Ed ora pretendereste di incrociare le braccia, abbandonare il timone die Dio ha messo nelle Vostre mani e che reggevate così saldamente per condurci a questa catastrofe ? E affidate a Gesù l’incarico di salvarVi con un miracolo !

« Aiutati, il Cielo ti aiuterà ». Guardate piuttosto San Paolo nella tempesta, come guida la sua gente, promettendo salva la vita a tutti a condizione che vi lavorino con tutta la loro energia 12.

Di nuovo, il 21 giugno. 1972 ripetete questa falsa dottrina che vi toglierebbe la preoccupazione di governare la Chiesa e ogni responsabilità per passarle ad altri, a Satana per il male che ci avete fatto e a Cristo per la salvezza che ci è necessaria :

« In alcune delle nostre Note personali, troviamo a questo proposito: "Forse il Signore mi ha chiamato a questo servizio non già perché io vi abbia qualche attitudine, o perché io governi e salvi la Chiesa dalle sue presenti difficoltà, ma perché io soffra qualche cosa per la Chiesa e perché appaia chiaramente che Lui e non un altro la guida e la salva". Vi confidiamo questo sentimento non certo per fare atto pubblico, e perciò vanitoso, di umiltà, ma perché anche a voi sia dato godere della tranquillità che ne proviamo Noi, pensando che non la nostra mano debole ed inesperta è al timone della barca di Pietro, sibbene quella invisibile, ma forte ed amorosa del Signore Gesù » 13.

Ah ! come questo linguaggio è falso, ipocrita e pernicioso ! In verità, il Signore non vi aveva chiamato a perdere la Chiesa con la vostra Riforma e non sareste nella necessità di salvarla adesso se l’aveste governata secondo la giusta e santa tradizione dei Vostri Predecessori. Ma ora non lasciate il timone per abbandonare la barca al furore dei flutti ! E’ tentare Dio chiedergli il miracolo quando ci si dovrebbe umiliare, correggere i propri errori ed applicarci ognuno all’opera di salvezza che è parte del suo dovere. Siete Voi, e non il Cristo, che avete voluta e guidata questa Riforma criminale. Tocca a Voi e non al Signore, di volere e di fare, ora, la Controriforma Cattolica.

Se non volete o non potete farla, Santo Padre, cedete il vostro posto ad un altro, ma non continuate oltre a conservare un onore del quale non assolvete l’incarico ed a chiedere al vostro popolo una fiducia, un’obbedienza, una sicurezza che non meritate più.

SANTO PADRE, PENSATE ALL’ONORE DEL NOSTRO DIO !

IL NOSTRO PADRE DEL CIELO, del quale Voi siete come l’immagine ed il rappresentante sulla terra in luogo del suo amatissimo Figlio, per ammaestrare, pascere e governare in suo Nome tutto il popolo che Egli si è scelto, Dio che vi colma della luce e dell’energia del suo Santo Spirito, istituendovi Capo del Corpo Mistico del quale egli è l’anima, e colmandovi di grazie come il suo strumento per eccellenza di santificazione universale, Dio ha messo nelle Vostre mani il Suo Onore e la Sua fortuna.

Voi siete l’anello vivente di quella immortale catena e successione dei Pontefici Romani, senza dei quali non ci sarebbe nulla e dai quali ci è stato dato e conservato ogni bene. In questa condizione, pensate alla gloria del Padre Celeste e non vi opponete più contro le esigenze del suo disegno, mille e mille volte più saggio, più ammirabile, più efficace del Vostro, derisorio !

SIA SANTIFICATO IL SUO NOME, glorificato, dal vostro ministero ! Cessate dunque di glorificare, di lodare, di esaltare l’uomo — l’uomo che si fa Dio — in tutte le creazioni dèi suo orgoglio delle quali voi vedete la nullità, dall’alto posto che occupate. Pensate ai miliardi di esseri umani che attendono, giacendo nelle tenebre e nell’ombra della morte, la rivelazione del Nome divino. E rallegratevi al pensiero del Disegno del nostro Dio di introdurre tutti quegli uomini alla conoscenza della sua Santità e della sua Gloria ! O meravigliosa visione di fede quella dell’umanità tutta clamante dall’uno all’altro polo del mondo la prima domanda del nostro Pater: Sanctificetur Nomen Tuum. Cessate di predicarci il culto dell’uomo per esortarci finalmente a Santificare il Nome del Padre Nostro del Cielo.

VENGA IL SUO REGNO, servito dal Vostro infaticabile zelo ! Che cosa sono l’ONU, l’UNESCO e tutte le altre istituzioni internazionali, in paragone al suo Regno, alla sua Chiesa, «La Sola internazionale che duri, e non ce n’è altra » diceva nel 1917 Charles Maurras, il pensatore politico che voi non amate, ma che, dicendo questo, 14 parlava bene ! Vi affannate a costruire dei castelli di sabbia, quando la stessa attività messa al servizio tranquillo e ordinato della Chiesa le procurerebbe oggi dal fatto dell’attesa e dell’infelicità degli uomini, dei meravigliosi accrescimenti ! Come può Manhattan esercitare sul Romano che Voi siete una tale seduzione ! Non sarrebbe Roma la città per eccellenza, fonte di ogni grazia divina e di civilizzazione umana universale ? Come potete sentire maggiore ammirazione per le folle idolatre di Bombay che per il popolo del Portogallo cattolico che canta l’indimenticabile Cantico di Fatima : AVE, AVE, AVE MARIA ? La Santità non è tutta dispensata da Maria, Vergine, Madre e Regina della Cristianità ?

Io prego perché siate finalmente colpito dalla splendida visione della Chiesa dei secoli, ed esclamiate, proprio all’opposto dei vostri discorsi preparati e delle vostre antipatie : « Come sono belle le tue tende, o Giacobbe! e le tue dimore, Israele» 15. Che la « Felice Visione di Pace » di una umanità riunita dall’Oriente all’Occidente, secondo le profezie di Isaia, nell’unica Chiesa, vi dia infine il coraggio delle decisioni eroiche di una Controriforma necessarissima.

Lasciate cadere i sogni di una politica universale, senza Cristo e senza Dio, per occuparvi unicamente della vostra sola Chiesa, la Chiesa di Cristo, pregando : Adveniat Regnum tuum.

SIA FATTA LA SUA VOLONTÀ’, COSI’ IN CIELO COME IN TERRA. Vedete cosa hanno saputo fare in dieci anni le volontà degli uomini chiamati da Voi alla Libertà! Vedete cosa diventa la terra da quando è governata da Libertà, Uguaglianza, Fraternità, i Grandi Principi del 1789 sostituiti alla Legge del Dio Nostro ! No, costa troppo caro, in sudori, in lacrime e sangue dolorosamente versato, sottomettere la terra alla Carta dei Diritti dell’uomo. Cessate dunque di esaltare questa Legge di Satana e tornate all’umile e fedele osservanza e predicazione dei Comandamenti di Dio e della Chiesa.

Dio, che è « lento alla collera e ricco in misericordia » 16 respingerà con rapidità e facilità e nel fondo della Siberia e della Mongolia le orde comuniste «verghe della sua collera» 17, strumenti ciechi del suo castigo. Di nuovo, alla Vostra preghiera, dispenserà ai pòpoli l’abbondanza della sua grazia per distoglierli dal falso umanesimo e dal culto idolatra che il mondo moderno tributa a sé stesso. Dio perdonerà, Dio aiuterà, a condizione che Roma torni al culto della Sua Legge, della Sua Legge Naturale e dèlia Sua Legge Rivelata, Mosaica ed Evangelica. Siate il Legislatore ed il Giudice fedele che si compiace nell’Onore di Dio, che si preoccupa di difendere i Diritti di Dio e di far rispettare sulla terra la Sua Volontà Sovrana. A coloro che cercano il Regno di Dio e la sua giustizia, il resto verrà dato in sovrappiù.

Tornate a Fatima, Santo Padre ! Dite con l’immensa folla unanime : Fiat Voluntas Tua Sicut in Coelo et in Terra, ed attuando subito tutte le richieste di Maria, ottenete il dono miracoloso della Pace !

In ogni modo e qualunque cosa facciamo, Santo Padre, l’avvenire appartiene a Dio, Padre Nostro. L’avvenire appartiene a Cristo, Figlio di Dio Salvatore ed a nessun altro re, o messia o signore di questo mondo. Già « Il Principe di questo mondo é buttato fuori » 18. L’avvenire appartiene alla Chiesa di Dio, Una e Santa, Cattolica, Apostolica e romana. Nessun MASDU di Satana potrà resistere contro di Lei.

Quanto a me, sono contento e fiducioso, nella mia nullità, ora che ho compiuta questa opera che dovevo fare. Ho detto, poco fa, una parola che non rimpiango e che, anzi, ripeto : che Dio mi punisca se m’inganno e se inganno coloro che mi seguono, che Egli mi colpisca di morte violenta se servo, non la verità ma la menzogna 19. Vi sono nella storia certi momenti eccezionali quando le tenebre si fanno così dense che l’appellarsi, un tempo chiamato ordalia, al Giudizio di Dio stesso, s’impone, nelo smarrimento dei giudici umani, a colui che ha la fede.

Ma Voi, Santo Padre, ora che avete in mano questo Libello d’Accusa, non sarete più in regola con la Chiesa né con Cristo fino a quando non avrete giudicato infallibilmente l’errore e la verità in questa divisione e questo scandalo che devastano la vostra Chiesa. Mi duole di dover essere io il portatore di questa intimazione, divina e umana, di fare il vostro dovere. Ma solo la carità ha guidato il mio coraggio. Perché Voi non avrete riposo né in questo mondo né nell’Altro se non vi ravvederete di dieci anni — e forse per Voi anche di cinquanta — di eresia, di scisma e di scandalo ora denunciati pubblicamente davanti al Vostro Tribunale e contro di Voi.

Se Voi degnerete infine di manifestare qualche unione più profonda ed il legame della carità cattolica con noi, Santo Padre, accordateci questa grazia di recitare con noi, ora, tre Pater e tre Ave alle vostre intenzioni, alle intenzioni del Sovrano Pontefice quali sono sempre state formulate e che trovo nel Manuale di Preghiera di Ars, nell’edizione del 1844: « Preghiamo per le intenzioni del Sovrano Pontefice : per la propagazione della fede, l’esaltazione della Santa Chiesa, l’estirpazione delle eresie e la pace fra i principi cristiani ». Queste intenzioni sono veramente le nostre, Santo Padre, ed esse devono essere le Vostre... Pater Noster, Ave Maria.

E degni Vostra Santità, in tutto legittimo potere del suo Sovrano Sacerdozio, implorare su di noi la luce e la grazia di Dio, benedire i membri devoti della Lega per la Contro-Riforma Cattolica, e l’ultimo di loro,

Vostro umile servo e figlio
Georges de Nantes, prete

Nei giorni del venticinquesimo anniversario della mia ordinazione Sacerdotale e della mia Prima Messa, dalla nostra Maison Saint Joseph, il 27 e 28 marzo 1973, 10260 Saint-Parres-les-Vaudes (Francia).


(1) I membri della Légion romaine sono 5000, al 30 maggio 1973.

(2) II Sam. 6, 6-7.

(3) Communium Rerum, 21 aprile 1909.

(4) CRC 36 p. 6, 38 p.

(5) PC 67, 786.

(6) DC 73, 304.

(7) DC 69, 12; CRC 16 p. 6, 27 p. 9, Tract. 7; cf. Lettere 211 p. 13, 240 ; CRC 1 e 2.

(8) DC 72, 658-659; Tract. 7; CRC 58 p. 1; cf. Lettere 231, 250 ; CRC 16, 29, 46, 57 p. 2 e 7.

(9) ibid.

(10) Oss. Rom. 30 maggio; CRC 58 p. 1.

(11) DC 69 p. 12; CRC 27 p. 9; Tract 7 suppl. al n° 58.

(12) Act. 27.

(13) DC 72, 660; CRC 58 p. 1.

(14) Charles Maurras : « Il Papa, la guerra e la Pace » ; CRC 4 p. 1, 29 p. 8.

(15) Numero 24, 5 ; CRC 36, p. 14 (Pages Mystiques).

(16) Ex. 34, 6.

(17) Is. 10, 5.

(18) Jn. 12, 31; cf. Lettera 248 p. 2.

(19) CRC 38 p. 8.