LIBER ACCUSATIONIS IN PAULUM SEXTUM

1. L’Istituzione ecclesiastica rovina

UNA serie di decisioni insolite sembra aver avuto per scopo e, in ogni caso come risultato di provare che l’Istituzione non è al di sopra dell’uomo e che il Papa è libero di modificare ciò che il popolo credeva intangibile, dai dettegli minori fino alle cose più importanti. Ma sempre una modifica inconsueta comporta sorprese ed enigmi...

Voi avete rinunciato alla tiara. Dal novembre del 19641. E’ stato il primo dei Vostri gesti profetici. Ma dopo Ecclesiam Suam io avevo scoperto il Vostro disegno e compreso la vera portata di questo gesto2, come les Informations Catholiques Internationales che, essendo canali di diffusione del comunismo nella Chiesa erano esattamente informate, da quel momento, degli scopi reconditi della Vostra politica.

Perché dissimulaste la Vostra intenzione, sotto la romantica messa in scena di un dono ai poveri, invitando i Vescovi a fare lo stesso? Per due motivi. Voi non potevate, così presto, proclamare la Vostra rinuncia alla Sovranità del Pontefice Romano sui Principi e i Re, di cui la tiara è il segno. Ciò avrebbe suscitato troppa giusta diffidenza, sollevato legittime proteste. Allora, l’avete espresso attraverso il simbolo. I frammassoni hanno capito. Gli integristi non hanno voluto capire, per conservare la loro fiducia. E’ molto abile.

Per aprire gli occhi ai miei amici quel giorno stesso ho predetto loro che non avreste più messo la tiara. Confessate che non sono un pazzo. Io Vi ho capito...

Non è precisamente menzogna; è dissimulazione. Gesù non parlava alle folle con parabole? Solo che la lezione ha colto meglio nel segno se anche non è stata subito capita. E allora questa massa di Vescovi, invitati da Voi a spogliarsi per i poveri nella stessa maniera si sono orientati d’istinto nella direzione che Voi volevate. Si sono strappate le loro insegne vescovili, segni della loro gloria spirituale e, abdicando insieme a Voi alla loro autorità, hanno venduto il tesoro del patrimonio ecclesiastico, senza toccare il loro conto in banca. Voi stessso non avete rimesso a nuovo i Vostri appartamenti e non vi accingevate a far costruire dei giardini pensili sui tetti del vostro palazzo, con grande spesa, e col rischio di danneggiare l’antica dimora?

Ho insistito su questo primo gesto per far comprendere la dimensione di simili scandali. Ma tutto nelle Vostre azioni è segnato della medesima scaltrezza, terribilmente efficace.

Invece della tiara, dunque, la mitra. E ben presto abolito il pastorale. Anche in questo caso, l’insolito divenuto abitudine, ha provocato imitazioni. I nostri Vescovi hanno capito che non era più il caso di impugnare il pastorale, né in senso proprio né figurato. Al posto del pastorale, il crocifisso. I Vostri Predecessori lo facevano portare davanti a loro, per averlo dinanzi agli occhi.

Voi lo portate su di Voi. Questo inconsueto modo di agire fa intendere che rinunciate a guidare, a governare, a punire i Vostri sudditi. Voi cercate di rendere popolare un nuovo tipo di Papa: quello dell’umile Ministro della Parola, predicatore del Vangelo. Il Cristo del crocifisso che portate è orribile a vedersi, scorticato vivo, disperato e che non offre speranza, senza alcun segno della sua divinità, né della sua prossima gloria, né del suo attuale trionfo. Io ho paura di penetrare questo enigma. E’ sufficiente avvicinare questa immagine dolorosa a certe Vostre parole del 7 dicembre 1965. Il Cristo sarebbe il simbolo di ogni umana sofferenza, e niente di più.

Per qualche tempo avete messo al posto della Croce pastorale o insieme ad essa un oggetto che gli ebrei conoscono meglio dei cristiani, soprattutto se è un loro dono. Questo gioiello riproduceva minuziosamente l’efod del Gran Sacerdote3. Un oggetto simile ha figurato per lungo tempo come pietra incastonata nel fermaglio del piviale pontificale. Il simbolo era onesto e tradizionale: la Chiesa ha ereditato tutto dall’Antica Alleanza che è sparita il giorno della sua nascita e si è appropriata dei riti è degli ornamenti che le sono piaciuti. Anche quello, uno dei più misteriosi, è diventato una guarnizione ornamentale.

Ma là, sul cuore, con la croce o al suo posto, no! Nel momento della riabilitazione del Giudaismo e della crescente influenza in Vaticano delle Organizzazioni Israelitiche mondiali, non è questo un segno ben visibile, e tuttavia occulto, di intesa e di cooperazione? L’ho detto4, sdegnato. L’oggetto è sparito. Tanto meglio!

Avete dato generosamente il Vostro Pastorale e il Vostro anello al buddista birmano U’ Thant, per aiutare i poveri... C’è di che far indignare tanti missionari e Suore di Carità. Non avete dei poveri da soccorrere nella Vostra diocesi? Questi oggetti, venduti e rivenduti, sembra che siano andati a finire a Ginevra5. Ma perché il pastorale e l’anello? Perché non volevate più il pastorale, e l’anello era un vecchio anello pastorale. Avevate in progetto di dare a tutti i Vescovi del mondo — grossa spesa — un ALTRO ANELLO d’oro, che sarebbe l’anello del Concilio. L’anello doveva cambiare nello stesso momento dell’Alleanza. Era ora di vendere questo e di metterne un altro al dito del dottor Ramsey6; questi anelli di un tempo che simboleggiavano la Vostra alleanza con Roma e, per i Vostri Vescovi, la loro alleanza con noi, loro Chiesa diocesana. Il nuovo anello sarebbe il segno della loro adesione alla Nuova Chiesa, l’anello del loro Patto Riformista e della loro solidarietà con Voi. No, voi non fate niente a caso. Calcolate tutto.

Di fronte alle persone e alle loro funzioni, avete proceduto con una successione rimarchevole, ininterrotta di decisioni inconsuete, enigmatiche, il cui insieme forma fin d’ora la più grande rivoluzione mai operata nella Chiesa. Il risultato è raggiunto: nessuno sente più sicurezza e stabilità nella sua carica, né indipendenza di fronte a Voi, né autorità al di fuori di Voi.

Aver trasferito, dopo il Concilio, vita, potere, efficacia dai Dicasteri della vecchia Curia ai nuovi segretariati post-conciliari è stato un capolavoro di tattica. Nessuno è apparso defraudato e tutti lo sono stati, a vantaggio dei nuovi gruppi votati alla Riforma7. Un’altra decisione, relativa al rinnovo quinquennale di tutte le funzioni della Cima doveva attentare alla indipendenza e alla competenza dei vostri Alti funzionari. Ma abbrevio questo capitolo. La Curia schiacciata dal giogo intollerante, sornione, incompetente, della Segreteria di Stato attende pazientemente che il Papa cambi... Per ritrovale libertà, continuità, competenza e sorriso!

Contro la decisione finale del Concilio che ne aveva pesato il prò e il contro, Voi avete deciso le dimissioni dei Vescovi a 75 anni. Ma andare in pensione non è un fatto automatico, dipende dalla Vostra decisione. Ed ecco i vecchi Vescovi rimessi al vostro arbitrio8. Ciò è stato deciso solo da Voi, in segreto, e annunciato all’improvviso. La stessa natura dell’Episcopato ne è stata sostanzialmente cambiata. Da Padri e Pastori del loro popolo, eccoli funzionari preoccupati di piacere al Potere centrale.

Ed ora muovete contro il Collegio dei Cardinale e la sua prerogativa specifica, quella dell’elezione dei Papi. Senza preavviso né deliberazione alcuna, senza esservi consultato con gli interessati, avete stabilito che i Cardinali decadano dalla loto dignità di membri del Conclave a 80 anni. Non c’è niente che sia più contrario alla civiltà umana e alla saggezza biblica di questa diffidenza verso i vecchi. Ma Voi ignorate l’una e l’altra nella Vostra passione di seguire le idee moderne!

Canonicamente, questa esclusione fondata su un principio arbitrario non toglie capacità giuridica al Collegio così amputato? Lo hanno scritto e provato canonisti sapienti. Le vostre intenzioni segrete non si lasciavano facilmente scoprire. Si pensò che sistemavate le cose, che modificavate il collegio elettorale per il successo della Vostra fazióne. Ma c’era sotto ben più che una meschina frode elettorale.

Dopo pochi giorni, però, ecco che il Vostro piano si scopre. Togliete di mezzo 30 vecchi cardinali e ne fissate il numero al Conclave a un massimo di 120. E annunciate, come un vago progetto, la prima tappa verso ciò che avete già stabilito di fare. Può darsi che ammettiate i Patriarchi Orientali al Conclave. E forse i membri del Segretariato del Sinodo9. Questo è niente, appena 10 o 12 nuovi venuti. E poi, improvvisamente, scoppiate di gioia nel Vostro Discorso del 5 marzo. In presenza dei nuovi Cardinali, lasciate indovinare alle menti acute il vostro disegno. L’ammissione al Conclave di qualche « rappresentante delle Nazioni » Vi fa proclamare che La Chiesa si mette infine « all’unisono con i tempi » e si lancia senza « paura » nella « corsa verso l’avvenire »:

« Non pensate mai di essere fuori della vita vissuta... Pensate piuttosto come Voi, uniti così alla Chiesa di Pietro, siete all’avanguardia dei grandi movimenti che trascinano l’umanità verso destini ineluttabili e così difficili da raggiungere: intendiamo l’unità, la fratellanza, la giustizia, la libertà vissuta nell’ordine, la dignità personale, il rispetto della vita, il dominio della tèrra senza restarne prigionieri, la cultura senza restarne deviati... »10.

Voi parlate per enigmi, Santo Padre. Ma dopo il 1964 molti altri Vi hanno visto come siete. Essi vedono ormai chiaramente quel che preparate per essere all’unisono con la democrazia universale. Portate avanti a pdeoli passi la Vostra rivoluzione nella Chiesa Romana. Oggi, democratizzate l’elezione del suo... Presidente. Al Conclave il numero invariabile è quello dei Cardinali: 120. Il numero variabile è quello dei « Rappresentanti delle nazioni »: 8 o 10 oggi, 100, 200, 500 domani? Ben presto la Vostra meta sarà raggiunta, l’elezione del Papa somiglierà in tutto all’elezione del presidente nelle Grandi Democrazie moderne! La Chiesa sarà infine « all’unisono coi tempi» e «in un rapporto plausibile col mondo», deliberatamente entrata nel « movimento della Storia che evolve e cambia, che procede senza posa verso nuove conquiste, mirando sempre a fini futuri e escatologici »11!

La realtà è meno inebriante. All’unisono con la società moderna, la tecno-burocrazia e la democrazia poliziesca cambiano il volto e l’anima della nostra Chiesa. La gerarchia ecclesiastica non ha più il suo ordine canonico, la sua stabilità, la sua forza, a vantaggio di tirannie anonime e cavillose dove gli avventurieri hanno la meglio. Il Dispotismo e l’anarchia si provocano fra loro quando le volontà individuali prevalgono sull’ordine legittimo e stabile.


(1) 13 nov. 1964; DC 1437 copertina.

(2) Lettera 189, 195 p. 6, 200 p. 6

(3) Foto della copertina DC 66, n. 1469.

(4) L’amulette du Pape, CRC 37 p. 1-2. L’efod è riapparso 1*11 marzo scorso.

(5) The Voici USA, 9 dicembre 1972; cf. CICES a. 148, 15 marzo 73.

(6) 23 marzo 1966, La Croix del 19 gennaio ‘73; DC 66 a. 1469, foto di copertina.

(7) Lettere 174 del 21 giugno 1964, 242 p. 7.

(8) Motu Proprio Ecclesiae Sanctae; Lettrés 243 del 7 marzo 1967.

(9) Allocuzione al Concistorio dei Cardinali, 5 marzo 1973; DC 73, 308; CRC 57 p 2.

(10) Omelìa del 5 marzo, DC 73, 312; cf. Lettere 213 p. 5; 251 p. 6; CRC 37 p. 7.

(11) Omelìa del 5 marzo, DC 73, 312; cf. CRC 57 p. 1.