2. Scisma effettivo : contro la Chiesa
PERCHÉ le Vostre idee si impongano occorre ridurre il numero dei fedeli alla dottrina. Perché si realizzino i Vostri progetti di Comunità Mondiale Religiosa, o almeno spirituale, che anima la Città Nuova degli uomini, bisogna che abbandoniate le abitudini, i riti, tutta la disciplina strettamente cattolica. Questo taglio netto con il passato dà al Vostro scisma affettivo, un’altra dimensione, quella di imo scisma effettivo con tutta la tradizione cattolica.
La Riforma della liturgia, del diritto canonico, della pastorale, doveva avere due conseguenze. Prima di tutto il partito integrista sarebbe stato messo in opposizione con la chiesa, in una’posizione falsa. Privato dei suoi mezzi di espressione, cacciato dal sagrato, sarà ben presto ridotto a un pugno di irriducibili. Infatti, ci siete riuscito. La Riforma Liturgica e pastorale ha sconcertato, disorientato, defraudato i tradizionalisti, costringendoli a rimanere nel loro angolo o a fuggire...
Questo esodo avrebbe dovuto essere compensato da un’immissione massiccia di uomini nuovi, per i quali erano state costruite queste nuove Chiese e creati i nuovi riti. Ma la Profezia di San Pio X a un prete innovatore che lo sollecitava a modernizzare tutto nel tempio di Dio, si è avverata: « Quando l’avrete fatto, amico mio, quelli che erano dentro se ne andranno, ma quelli che sono fuori non entreranno »1. E quello che forse principalmente Vi rimprovero in questa Vostra azione di demolizione della Chiesa tradizionale e in questa continua opera innovativa è di non averne mai detto chiaramente, onestamente, la ragione: aprire, cioè, la Chiesa a coloro che restano estranei alla nostra fede.
Avete calunniato il passato della Chiesa.
Avete predicato il disprezzo per tutto il suo patrimonio.
Dissimulando così la sola ragione d’essere, troppo rivoltante e inaccettabile, di tutta questa riforma, avete dovuto calunniare ciò che è della Chiesa, i suoi sacri riti, le sue tradizioni, i suoi costumi più sicuri e soprattutto il carattere assoluto della Legge Ecclesiastica. Così per la Riforma liturgica. Pretendete di far passare il popolo cattolico dalle tenebre alla Luce, dall’inerzia e dalla stupidità alla partecipazione attiva ai misteri! Permettetemi di ricordarvi un brano della Lettera che Vi scrissi l’11 ottobre 1967 :
« Che non rammenta i discorsi con cui Vostra Santità accompagnò il varo della Riforma liturgica, “ nuova pedagogia spirituale ! ”. I fedeli sono invitati a diventare “ membri vivi e operanti, non più incoscienti, inerti e passivi”. “Il piano religioso e spirituale che ci è aperto davanti dalla nuova Costituzione liturgica — dicevate — è stupendo, per profondità e autenticità di dottrina, per razionalità di logica cristiana, per purezza e per ricchezza di elementi culturali ed artistici, per rispondenza all’indole e ai bisogni dell’uomo moderno ”, e opponevate tutta questa meraviglia alla « mentalità abituale », secondo la quale spesso “ la cerimonia sacra non è che una semplice esecuzione di riti esteriori e la pratica religiosa non esige altro che una passiva e distratta assistenza ”. (13 gennaio 1965).
« Ad ascoltarvi, Santo Padre, sembrerebbe la nascita della luce dalle tenebre della Chiesa prepaolina. E questa volta l’autosoddisfazione degli Innovatori si volge apertamente in disprezzo per i loro Predecessori.
« Ed ecco la Vostra Allocuzione del 12 luglio scorso: “ Il Concilio ha dato alla Chiesa un grave e difficile compito, quello di ristabilire un ponte fra Lei e l’uomo d’oggi... Questo presuppone in ogni caso che per il momento questo ponte non esiste, oppure che è poco praticabile se non addirittura crollato. A ben riflettere questo stato di cose rappresenta un terribile e immenso dramma storico, sociale e spirituale. Ciò vuol dire che, che allo stato attuale delle cose, la Chiesa non sa più presentare Cristo al mondo in modo e misura sufficienti”.
Non credo al mio stesso testo, verifico. Ma sì, Voi avete proprio parlato così ! Continuo dunque la citazione della mia lettera a Voi indirizzata :
« Se noi riflettiamo bene... Ciò suppone... questo terribile e immenso dramma storico, spiritude e socide: la Chiesa prepaolina ha dunque fallito nella sua missione divina, storica, spiritude e socide !
« Se il " Grande movimento " della Riforma conciliare era « necessario, doveroso, provvidenziale, rinnovatore e anche, speriamo, consolatore » (Discorso del 1 marzo 1965) è perché la tradizione ecclesiastica che esso sconvolge da cima a fondo aveva perduto « autenticità, profondità, razionalità di logica cristiana, purezza, ricchezza, efficacia, modernità, rispondenza all’indole e ai bisogni dell’uomo moderno » (Discorso del 13 gennaio 1965). Più gli innovatori diventano potenti, più opprimono la Chiesa antica...
La generazione attuale accusa di peccato la Chiesa dei secoli, in ciò che ha istituito e insegnato, ma più ancora nella fedeltà tenace che ha manifestato per consacrare e conservare tutte le sue tradizioni, contro tutti i Riformatori e i ribelli2.
Mi ero scaldato! Diciamo dunque con calma che Voi non denunciavate gli errori degli uomini di Chiesa, la loro lentezza, la loro pigrizia, la loro routine... cose certo di tutti i tempi ma che possono e devono essere riformate senza sosta. Voi chiamavate in causa il complesso della tradizione ecclesiastica, liturgica, canonica e pastorale come se fosse da buttare fra i rifiuti senza esitare, e promettevate una serie di meravigliose invenzioni.
Invocavate l’autorità del Concilio.
Pretendevate obbedienza alla Chiesa.
Nei momenti difficili in cui la Riforma lasciava scorgere il suo vero volto, protestante o umanista, quando demolivate le cose più sacre, che tutti ritenevano giustamente intoccabili, Vi confesso, Santo Padre, che io stesso non temevo per la Messa; la vedevo così stabilizzata, così radicata e canonizzata che ritenevo fosse impossibile toccarla senza che tutta la Chiesa insorgesse. In questi momenti difficili, dunque, celando le Vostre intenzioni « ecumeniche » siete ricorso alla ipocrisia di invocare il Concilio e l’obbedienza a esso dovuta. Come se Voi, il Papa, vi sentiste obbligato dal Concilio ! allorché, in verità, il Concilio non aveva mai voluto e neppure immaginato ciò che Voi gli addossavate con astuzia. Così per la Nuova Messa :
« Il cambiamento ha qualcosa di sorprendente, di straordinario, essendo considerata la Messa come espressione tradizionale e intangibile del nostro culto religioso, dell’autenticità della nostra fede. Vien fatto di domandarsi: come mai un tale cambiamento ? E in che cosa consiste questo cambiamento ?
« Risposta : esso è dovuto ad una volontà espressa dal Concilio ecumenico testé celebrato (e citate un testo vago di cui certo i Padri non avevano preveduto l’abuso che ne avreste fatto). Questa riforma che sta per essere divulgata, corrisponde (dunque)! a un mandato autorevole della Chiesa ; è un atto di obbedienza... che richiede una pronta adesione da parte di noi tutti »3.
E otto giorni dopo, per distruggere le resistenze più ostinate: « Sarà bene che ci rendiamo conto dei motivi, per i quali è introdotta questa grave mutazione, l’obbedienza al Concilio, la quale ora diviene obbedienza ai Vescovi che ne interpretano e ne eseguiscono le prescrizioni »4. E proseguivate con termini tali che meritano la più grande attenzione :
« Questo primo motivo non è semplicemente canonico, cioè relativo ad un precetto esteriore ; esso si collega al carisma dell’azione liturgica, cioè alla potestà e all’efficacia della preghiera ecclesiale, la quale ha nel Vescovo la sua voce più autorevole, e quindi nei Sacerdoti, che ne coadiuvano il ministero, e che come lui agiscono « in persona Christi » (cf. Ign. Ad Eph., IV): è la volontà di Cristo, è il soffio dello Spirito Santo, che chiama la Chiesa a questa mutazione. Dobbiamo ravvisarvi il momento profetico, che passa nel Corpo mistico di Cristo, che è appunto la Chiesa, e che la scuote, la risveglia e la obbliga a rinnovare l’arte misteriosa della sua preghiera »5.
No, no e no!... I Vostri creduli ascoltatori, sentendo questo oscuro linguaggio, avranno creduto di capire che con la vecchia Messa la Chiesa dormisse, e che Cristo in persona viene a scuotere il suo popolo, a risvegliarlo, ad obbligarlo a cambiare con la Nuova Messa. Ma il teologo respinge l’inaccettabile confusione che create nel tentativo di far riuscire il Vostro Colpo di forza contro la Messa. Che noi agiamo e parliamo « in nome di Cristo », noi preti, quando pronunciamo le sacre parole della Consacrazione, e che le nostre parole siano allora efficaci e infallibili e provochino il miracolo eucaristico, sì. Ma che questa infallibilità sia estesa da Voi a tutta l’« azione liturgica », e che Voi poniate fraudolentemente fra le azioni liturgiche il « cambiamento » del rito della Messa, no. Il Papa, il Vescovo, il prete è « un altro Cristo » quando celebra i Santi Misteri, sì, ma quando li turba, no !
Bisogna ritrattare questa impostura, Santità, o la menzogna regnerà nella Chiesa.
Questo scisma, questa spaventosa frattura con tutti i nostri Testi liturgici, con tutte le nostre sacre istituzioni, è stato compiuto da Voi, da Voi, prima e sovranamente calunniando l’opera di secoli e imponendo, in nome dell’obbedienza, i nuovi riti che modificano la fede e attentano alla validità dei sacramenti. Così lo scisma è stato introdotto dall’impostura.
L’AUTODEMOLIZIONE DELLA CHIESA.
Mi è impossibile tentare di aumentare le distruzioni e le ricostruzioni operate sotto il Vostro Pontificato. Sono troppe, e di ogni specie. Vi sono dieci leggi relative alla stessa decisione.
Alcune distruzioni sono state operate a tappe. Le novità non sono mai definitive : vengono introdotte come esperimenti, o a titolo particolare, per casi eccezionali. Ma il movimento ha un’unica direzione e niente resiste ai demolitori. Sono sempre in anticipo sulla legislazione, ma la legislazione li raggiunge ed ecco che si lanciano verso altre distruzioni. Lo confessa il cardinal Gut: « Molti preti hanno fatto ciò che loro piaceva. E talvolta è avvenuto che si sono imposti. Iniziative prese senza autorizzazione spesso non si potevano più fermare, perché ormai erano troppo diffuse. Nella sua grande bontà e saggezza il Santo Padre ha allora ceduto, spesso contro voglia »6. E’ bene, è saggio permettere che dei folli distruggano l’opera di Dio ?
Come sapere allora cosa avete voluto Voi e cosa siete stato costretto a concedere, cosa è permesso e cosa è proibito, cosa viene da Dio e cosa dal diavolo ? Sta di fatto che ci si muove sempre verso la distruzione di ciò che era stato fissato e gelosamente osservato per secoli e che niente di solido, niente di universale viene a sostituirlo, se non il disordine e l’instabilità delle innovazioni avventate e puramente umane.
Si è cominciato ad abbandonare la sottana, alla vigilia del Concilio, in certe particolari condizioni di luogo, di tempo, di circostanze da rispettare rigidamente. Ora è pressoché scomparsa. I nostri Vescovi passeggiano in cravatta. Frati e monache seguono questo andazzo e i più « apostolici » sono quelli che si vestono all’ultima moda. E’ un dettaglio ? Ritengo questo un segno di estrema importanza7. E’ la « secolarizzazióne », la « laicizzazione » dell’abito che manifesta o provoca la profanazione dell’animo. Ora gli ornamenti sacerdotali sono abbandonati, uno dopo l’altro, per fare della Messa una cena fraterna. Tutto è strettamente collegato.
Avete proibito il latino e il canto gregoriano. L’avete fatto contro la Costituzione Apostolica formale del Vostro Predecessore, Giovanni XXIII, contro lo stesso Concilio, come è stato mille volte ricordato8. Distruggere è più facile che costruire e ciò che è facile trova l’adesione del popolo quando è la stessa Autorità ad imporlo.
« Per chi sa — dicevate — la bellezza, la potenza, la sacralità espressiva del latino, certamente la sostituzione della lingua volgare è un grande sacrificio : perdiamo la loquela dei secoli cristiani, diventiamo quasi intrusi e profani nel recinto letterario dell’espressione sacra... Abbiamo, sì ragione di rammaricarci e quasi di smarrirci : che cosa sostituiremo a questa lingua angelica ? E’ un sacrificio d’inestimabile prezzo. E per quale ragione ? Che cosa vale di più di questi altissimi valori della nostra Chiesa ?»9. Allora perché questo «sacrificio» insensato, disastroso, veramente criminale ?
La Vostra risposta, secondo le Vostre stesse affermazioni, « sembra banale e prosaica... umana », ma Voi pretendete che sia anche « buona e apostolica »: « la comprensione della preghiera è più preziosa dei vecchi paludamenti di seta (!) con cui era regalmente adornata » ! Così, cambiando il linguaggio, avete distrutto la tradizione secolare. Da « misterioso e sacro » è diventato, secondo i Vostri desideri, « intelligibile e profano ». Invocando San Paolo e rovesciandone come è Vostra abitudine il significato, davate torto alla Chiesa dei secoli contraddicendo e condannando la sua immutabile legge. Non è questo lo scisma ?10.
Ancora un dettaglio? Io credo con tutto il Magistero cattolico, unanime, contro Voi solo, che l’abbandono della lingua manifesta o provoca il disprezzo del culto di Dio, a vantaggio di umane ciance che sono divenute il principale contenuto delle nostre assemblee liturgiche.
Il rituale dei sacramenti cambia, punto per punto. Gli esorcismi sono aboliti dal battesimo dei bambini per significare che ci si rifiuta di credere alla presenza del demonio nel fanciullo innocente. Sono sconvolto dal cambiamento introdotto nel Sacramento della Cresima, ma non oso insistere per mancanza di competenza11. Le nuove direttive per l’Assoluzione Collettiva e i permessi accordati, in particolare dall’Episcopato canadese, mi sembrano tali da non rendere valide le confessioni, dal momento che vi mancano gli elementi essenziali del Sacramento. La soppressione di questo Sacramento è uno degli elementi essenziali della protestantizzazione della Chiesa. Ed è a buon punto!12.
Un grande sforzo è stato fatto « alla base » per la relativizzazione del Sacramento del matrimonio. Roma non ha (ancora) ceduto, ma tollera gli annullamenti decretati motu proprio dalle Diocesi. Il Cardinal Staffa avrà l’ultima parola?13.
Tutta la gerarchia degli Ordini Sacri è sconvolta dai Vostri Decreti. L’Ordine degli Esorcisti è soppresso; non che il diavolo e gli ossessi non esistano più, ma, senza dubbio, si cerca il dialogo e la riconciliazione con questi vecchi nemici che dei malintesi tenevano ancora lontani da noi! Sembra che Voi abbiate deplorato, in un momento di depressione, quello che avete fatto. Ma stanno per essere creati « Ministeri » per laici e per donne... Questa mattina, una decisione di Roma li autorizza anche a distribuire la Comunione. Abolite tutte le differenze, tutte le gerarchie, tutti i vecchi limiti destinati a ricordare all’uomo (e alla donna) che ci sono preti solo per mezzo del Sacramento... e non avrete più preti! né Chiesa!
Tralascio di parlare dell’Estrema Unzione, diventata il rimedio implorato per il ritorno alla vita terrestre e alla salute del corpo, per compiacere l’uomo moderno che non vuole morire e non sopporta che gli si parli né del Giudizio di Dio né della Vita eterna, neppure per prepararsi sacramentalmente.
Infine, avete messo la mano sulla MESSA. Non vi è stato un solo rimaneggiamento, ma cento. Quando si cerca di tracciare la storia della Riforma della Santa Messa, si devono distinguere tre grandi tappe.
Prima di tutto la Comunione è stata, per quanto si poteva, desacralizzata. In piedi, poi in mano, poi distribuita dai laici, poi da ragazze, quando, come durante la Vostra celebrazione a Ginevra, non è passata volgarmente nella folla di mano in mano, mani indifferenti e sporche14; poi a tavola, poi in pic-nic. Bisogna che la fede nell’Eucarestia sia ben radicata nel cuore dei cattolici per resistere a tali profanazioni!
In seguito la Vostra Riforma si è attaccata al Sacrificio Propiziatorio. Lì è lo scisma essenziale del Vostro Novus Orio. E’ nel suo articolo 1, mai respinto, mai ritrattato: « La Cena del Signore, o Messa, è la santa sinossi o assemblea del popolo di Dio che si riunisce sotto la presidenza del sacerdote per celebrare il memoriale del Signore. Perché vale soprattutto per la locale assemblea della Santa Chiesa la promessa di Cristo: Là *dove due o tre saranno uniti nel mio nome io sarò tra loro » (Mtt. 18, 20). E’ il VOSTRO ORDO MISSAE15. Questa definizione non è Vostra, non siete eretico fino a questo punto. Ma l’avete accettata, e, costretto a rettificarla, non avete denunciato l’errore a cui si ispira questa falsa liturgia.
Molti articoli e molti libri hanno preannunciato ciò che è avvenuto: la Novità scismatica nel Santo Sacrificio della Messa. Ho fatto qualche sondaggio e ho constatato che sono molto numerosi i preti che non danno alla « Celebrazione Eucaristica » altro significato che quello di un memoriale della Cena, cioè di un ricordo della cena fraterna di Gesù con i suoi Apostoli, la sera del Giovedì Santo. D’altra parte le Vostre stesse parole nel momento critico in cui bisognava far passare a qualunque costo la Vostra riforma, avevano questo senso, anche se dette con una sottile abilità che Vi manteneva nei limiti dell’ortodossia: Dicevate infatti: « La Messa è e rimane il memoriale dell’Ultima Cena di Cristo »16.
Questa è eresia allo stato puro; ecco cosa avete messo nel cuore di migliaia di sacerdoti, corrompendo la loro fede. Ma aveste cura di mascherare questo errore così evidente con l’oscura teoria, molto poco seguita, ma che serviva alla Vostra difesa, del Padre de La Taille che unì la Cena e la Crocifissione in un solo atto liturgico, in un solo sacrificio.
Così potevate abilmente raggiungere l’eresia protestante, senza apparentemente abbandonare la dottrina cattolica. Siete molto sottile! Ma i Vostri preti lo sono quanto Voi, Santo Padre, ed hanno capito che avevate creato questo Novus Ordo per introdurre il protestantesimo, cosa che si sono affrettati a fare. Così Padre Bouyer tornava a vomitare17.
Eccoci arrivati alla distinzione del Sacerdozio, ultima tappa dell’annunciato « mutamento »: il Sacerdozio comune fa del popolo di Dio il vero « consacratore » di cui colui che svolge « funzioni di prete » non è altro che il Presidente, il portavoce, il delegato, il direttore del gioco. Il Sacerdozio cattolico deve essere ben solido per aver resistito a tante campagne, attacchi, manovre, di cui Voi Vi siete lamentato, certo, ma senza volere veramente il trionfo dell’ortodossia, come mi fu evidente al tempo del Sinodo dei Vescovi del 197118.
IL SEGNO DELLO SCISMA.
Ne ho parlato a lungo a proposito del Vescovo di Nancy, che volle vietare la celebrazione secondo l’antico rito romano. Passi, introdurre una nuova liturgia! Ma vietare la vecchia è il segno di una precisa volontà di cambiamento, in odio alla Tradizione. E poiché il nuovo rito è equivoco, ambiguo, cattolico e calvinista insieme, vietare il rito univocamente e indiscutibilmente cattolico, è rompere con la tradizione cattolica per entrare nella tradizione protestante. E’ fin troppo chiaro!
Ho appena letto una dichiarazione di Monsignor Adam, Vescovo di Sion, che proibisce la celebrazione della Messa di S. Pio V, a meno d’indulto, rifacendosi all’espressa volontà perso- nàie del Santo Padre19. Ritengo questa volontà diretta con molta precisione, come freccia avvelenata, verso il Seminario di Econe, per dividerlo, distruggerlo, rovinarlo. Ma resta questa volontà, che è Vostra, di veder sparire fatalmente la Messa di San Pio V. Poco me ne calè, perché questa proibizione mi sembra nulla e come non avvenuta, per abuso di potere...
Ma che significa? La Vostra Enciclica Mysterium Fidei e il Vostro Credo, sarebbero sufficienti ad allontanare da Voi il sospetto di eresia per quanto riguarda il dogma del Santo Sacrificio della Messa20. Perché allora questa passione di cambiamento, fino a permettere l’irruzione dell’eresia nella Chiesa! La sola risposta è nella Vostra volontà di ricongiungervi con le comunità protestanti. L’idea e il progetto ecumenico sono i veri moventi della sostituzione della Messa di Paolo VI alla Messa di S. Pio V, che è la Messa dei secoli.
Ne abbiamo avuto la rivelazione — perché il motivo lo tenevate segreto — quando abbiamo visto sulla copertina della Documentation Catholique del 3 maggio 1970 i sei « osservatori non cattolici partecipanti all’ultima riunione del Concilio liturgico ». Ridevano a piena bocca, e c’è di che essere soddisfatti! E Voi, accanto, con il sorriso triste, sembravate avere venduto il Vostro diritto di primogenitura per un piatto di lenticchie21. Avete rotto la tradizione della Chiesa e ferito mortalmente la sua muta sacerdotale, per allinearla alle tradizioni dello scisma e dell’eresia. Che pena!
(1) Lettera 251 p. 2.
(2) Lettera a S.S. Papa Paolo VI, 11 ottobre 1967, CRC 2 p. 8; cf. anche CRC 1 p. 7-8, 53 p. 6-7-9.
(3) 19 novembre 1969, DC 69, 1054; CRC 27 p. 5, 28 S p. 13.
(4) 26 novembre 1969, DC 69, 1102; CRC 27 p. 6, 28 S p. 14-15.
(5) 26 novembre 1969; CRC 28 S p. 14, 27 p. 6, 33 l’Interdit jeté sur la Sainte Messe Romaine p. 6.
(6) Intervista del 20 aprile 1969; DC 69, 1048; GRC 28 S p. 16.
(7) Lettere 123 dell’8 novembre 1962; cf. anche 120 dell’I 1 ottobre 1962 p. 2.
(8) 7 marzo 1965; cf. Lettera 200 p. 6; DC 65, 590; 26 nov. ; DC 69, 1103; CRC 27 p. 6, 28 S p. 14-15.
(9) 26 novembre 1969, 1102-1103; CRC 27 p. 6, 28 S p. 14-15.
(10) 26 novembre 1969,1103; CRC 27 p. 6, 28 S p. 15; cf. Lettere 120.
(11) Divinae Consortium Naturae, DC 71, 852-856; cf. CRC 46 S, 62 p. 16.
(12) Nuove Norme 16 giugno 1972, DC 72, 713, Lettera di Mons. Grégoire del 7 dicembre 1972; DC 72, 292; CRC 58 p. 2.
(13) CRC 58 p. 2; cf. 53 p. 3-4.
(14) Foto apparsa ne Le Spectacle du Monde, luglio 1969 p. 19; cf. CRC 25 p. 11, 33 p. 13, 61 p. 11.
(15) Dossier Romain del Novus Ordo Missae, CRC 28 S p. 3, 23 p. 8-9, 25 p. 15; cf. 25S e 35 p. 2.
(16) 19 novembre 1969; DC 69, 1055; CRC 28 S p. 14, 27 p. 1 e 6.
(17) Rivista Chevaliers, 1° gennaio 1971; CRC 42 p. 10; cf. CRC 17 e 20 p. 2.
(18) CRC 51 p. 6, cf. anche CRC 48 p. 7-11.
(19) DC 73, 243; cf. anche CRC 46 p. 11.
(20) Lettera 213 p. 1-3; CRC 10 S p. 28.
(21) DC n. 1562; CRC 32 p. 1; cf. CRC 25 p. 14.