LIBER ACCUSATIONIS IN PAULUM SEXTUM

1. Scisma affettivo : contro le persone

« DIMMI con chi vai e ti dirò chi sei ». E' un proverbio francese; ti dirò anche chi odii! Quando si tratta del Papa che è il Padre, non indistintamente di tutti gli uomini, ma dei fedeli cattolici e virtualmente anche degli altri, ma solo per desiderio d'apostolato, nell'attesa e nella ricerca della loro conversione, si pensa che le porte della sua casa e del suo cuore siano aperte più ai fedeli che agli infedeli, più ai membri della Chiesa che ai suoi nemici.

E dal momento che c'è sempre, anche nella Chiesa, buon grano e gramigna, opposizioni e conflitti fra tradizionalisti e innovatori, ci si aspetta che il Papa accolga tutti i suoi figli senza eccezione; sollecito, tuttavia, a manifestare una giusta preferenza, ad accordare il suo favore ai più ortodossi e ai più devoti; preoccupato invece di dimostrare una certa freddezza e ansioso di esprimere pubblicamente il desiderio che si ravvedano, ai teologi avventurieri, agli agitatori, a coloro che danno scandalo.

Ora, dopo che nella Vostra Enciclica Ecclesiam Suam avete manifestato il Vostro pensiero, avete assunto Voi stesso la direzione della Riforma, la guida del movimento, nell'ardore di questa lotta contro una certa Chiesa tradizionale, « inerte e abitudinaria », Vi è stato impossibile dissimulare la Vostra animosità contro la parte integrista e tradizionalista che difendeva ciò che Voi volevate distruggere, che rifiutava ciò che volevate imporre.

Non li avete certo scomunicati, questi tradizionalisti, per la maggior parte impauriti e pronti a sottomersi alle Vostre direttive, capaci di prodigi di buona volontà, per unire nei loro cuori la fedeltà alle loro convinzioni e l'amore alla Vostra Persona! Non potevate scomunicarli, non avevate motivo canonico (l'affare dell'Action Française è lontano !) e d'altronde non volevate scomunicare nessuno. Ma avete preso innumerevoli precauzioni per non entrare mai in contatto diretto, umano, aperto con loro. E' peggio della scomunica. E' l'« annullamento », come dice Sartre, o Hegel, la « soppressione dialettica » dell'avversario.

Per contro, Voi per noi esistete, Vi scriviamo, veniamo a Roma per vederVi. Preghiamo per Voi, Vi esprimiamo la nostra obbedienza e il nostro sgomento, Vi confidiamo che non comprendiamo più e che non possiamo, in coscienza, accettare le innovazioni. Lealmente rimaniamo uniti a Vostra Santità, con tutto il nostro cuore, la nostra volontà e la nostra condotta.

Ma voi non rispondete, non lodate e non biasimate; rifiutate di giudicarci, favorevolmente o sfavorevolmente. Ci respingete, rifiutate il dialogo con tutta questa parte sofferente del Vostro gregge. Interrompete la comunione con noi che siamo fra i Vostri figli i più devoti a Roma e alla Santa Sede. Non siamo affatto scismatici, come pretendono e predicano i Vostri cortigiani e gli uomini della Vostra parte. Noi non spezziamo i legami.

La « rottura della connessione » che provoca lo scisma, senza altra ragione che la passione settaria, il fanatismo delle opinioni e il gusto della novità, è cosa vostra. Siete Voi lo scismatico !

Le mie delusioni.

Potrei parlare di ciò che conosco meglio: la mia storia. Io non mi sono mai separato da Voi. Sono venuto a Roma nel 1963, al tempo delle prime angosce e di nuovo nel 1964. Più tardi, l'il ottobre 1967 osai scrivervi una lunga « Lettera pubblica sull'idea della Riforma ». Non ne ho avuto alcun cenno di ringraziamento né di ricevuta1. E' al Vostro tribunale che io ho di mia spontanea volontà domandato di essere giudicato, quando il mio Vescovo volle accusarmi di scisma e di eresia2.

« Caesarem appellasti ? Ad Caesarem ibis » mi disse nel 1966 il Cardinal Lefebvre, senza pensare alla portata di questa citazione di Festo a San Paolo3. La giustizia di Nerone fu per l'Apostolo più equa della Vostra per me. Corretta ed approvata da Voi, la formula di ritrattazione e di sottomissione che mi fu imposta era esorbitante, immorale, inumana e tale che solo un cortigiano senza onore e senza fede avrebbe potuto firmarla4. Mi avete trattato come uno schiavo. Rifiutai, proponendovi però un'altra formula, del tutto cattolica e degna e rispettosa della Vostra autorità e dei Vostri diritti sulla mia intelligenza, sul mio cuore, sulla mia vita, salvi i sacri diritti della Verità e della Carità, e salvo il diritto di Dio5. A questa filiale offerta non avete nemmeno risposto. Anzi, col Vostro tacito consenso, sono stato diffamato ovunque come ribelle6. Questa ingiustizia, questa menzogna prova che Voi mi respingete. Ma io, io non Vi respingo. Scrivendovi, Vi dò la più grande prova del mio amore filiale.

Gli affronti sofferti dai poveri fedeli.

E fossi solo io ! Ma tutti i fedeli cattolici che non accettano di seguire come pecore tutte le follie, i capricci, le stravaganze del proprio clero e che un bel giorno prendono tremanti la penna per scrivere con parole maldestre il dramma delle loro coscienze... Se poteste immaginare con quale rispetto, con quale amore, con quale fiducia essi redigono la loro lettera !

Ebbene, se ricevessero una risposta da Roma, sarebbe così concepita : la so a memoria, perché è sempre la stessa : « LA SEGRETERIA DI STATO ha il dispiacere di far sapere al Signor X. (o Y. o Z.) che le parole della sua recente lettera non possono contribuire in nessun modo alla edificazione della Chiesa nella fede e nella carità, come sembra desiderare. La esorta inoltre a seguire le direttive dei Vescovi di Francia che, in comunione col Sovrano Pontefice, hanno da soli la responsabilità pastorale nelle rispettive diocesi »7. Ed è tutto!

Se la lettera o la petizione ha fatto del chiasso, è stata pubblicata o può presentare qualche pericolo per il Partito, la stessa lettera o petizione sarà comunicata al Vescovo del luogo, perché possa contrattaccare e schiacciare l'opposizione con una lettera da Roma, di genere stereotipato :

« Caro Monsignore,

« Troverete qui unita la copia di una lettera (o petizione, o telegramma) indirizzata in questi giorni al Santo Padre... Nella maniera che Vi sembrerà più opportuna potrete informare a voce gli autori che il Santo Padre ne ha preso personale conoscenza e li invita ad attenersi alle direttive pastorali dei loro Vescovi, nella fedeltà alle istruzioni della Santa Sede.

« Vogliate gradire, caro Monsignore etc... » firmato J. Card. Villot8.

Non dirò quindi che non è possibile arrivare fino a Voi. Dirò che Vostra Santità non è giudice fra le parti, ma che ha preso partito, e tiene a farlo sapere, per portare a termine, come diceva ingenuamente il Cardinal Garrone, « la disfatta dell'altro partito »9.

Pellegrini di Roma.

Il mondo intero ha saputo del Vostro rifiuto di accordare un'udienza e perfino di porgere un saluto a quelle migliaia di cattolici tradizionalisti che venivano a supplicarVi di conservar loro il diritto di celebrare l'antica liturgia della Messa

Romana10. E l'indomani riceveste i capi della ribellione antiportoghese, massacratori di donne e bambini con il pretesto che erano cristiani e che il Papa riceve tutti quelli che vengono a Roma per vederlo. La menzogna era così palese che ne abbiamo riso. Ma la stampa di tutto il mondo interpretò il Vostro rifiuto di accordare udienza ai pellegrini « integristi » come un segno del Vostro augusto malcontento, e la calorosa accoglienza ai capi dei maquis della Guinea, come un incoraggiamento al terrorismo anticolonialista11.

Quando altri, meglio disposti, devoti alla Santa Sede, accorrono dalla Francia per esprimervi il loro attaccamento, Voi non li accogliete con affetto, perché non sono del Partito innovatore, ma approfittate della loro venuta per ammonirli:

« Questi numerosi pellegrini... Noi conosciamo la loro volontà di fedeltà alla fede cattolica, alla Chiesa, al Trono di Pietro. Perciò di gran cuore Noi li invitiamo a RICONGIUNGERSI ai loro fratelli e sorelle cattolici e, in collaborazione fiduciosa con i loro Vescovi, che conservano la responsabilità pastorale, all'immenso sforzo conciliare al quale è invitata tutta la Chiesa »12.

Fra questi pellegrini ne ho conosciuto alcuni ai quali questa dichiarazione ha aperto gli occhi e che hanno all'istante strappato la loro tessera di « Silenziosi della Chiesa » e deciso di entrare nella Controriforma Cattolica. Essi credevano di trovare in Voi il Padre Comune, il Vicario di Cristo, che li avrebbe ascoltati e reso giustizia alle loro legittime richieste. Non trovarono che un partigiano, che li ha rimandati senza alcun riguardo ai loro despoti gallicani.

Povere associazionì cattoliche tradizionaliste ridicolizzate !

Potrei citare il Movimento tradizionalista cattolico degli USA e la Lettera supplichevole, toccante, che il suo fondatore, l'ammirevole Padre Gommar de Pauw Vi indirizzò il 15 agosto 196713. Non starò ad elencare i fastidi che ebbe da quel giorno.

Voi non vi siete degnato di rispondergli ed è dunque sapendosi sostenuti da Voi che i Vescovi degli Stati Uniti non hanno più posto limiti alla loro durezza nei confronti di questo Movimento ritardatario che avrebbe avuto, se Voi l'aveste voluto, la loro simpatia ed il loro sostegno.

Quando la « Fraternità Sacerdotale Spagnola » che lotta coraggiosamente contro la sovversione, ha tenuto il suo Congresso del settembre 1972 a Saragozza14 per la difesa della Santa Messa e del Sacerdozio, si pensava che Vostra Santità ne avrebbe gioito e che avrebbe inviato la sua Benedizione Apostolica. Invece Voi, perdonatemi, l'avete indegnamente tradita. Quando già alcuni Cardinali della Curia, Arcivescovi e Vescovi avevano annunciato la loro partecipazione e si era giunti a stabilire l'argomento delle loro relazioni, all'ultimo momento un severo ordine emanato da Voi proibì loro di andarvi.

Nessuno osò sfidare l'aggrottare delle Vostra sopracciglia. La stampa progressista del mondo intero rise del tiro da Voi giocato a queste migliaia di devoti e degni preti, che Vi hanno... ugualmente acclamato, protestando pubblicamente il loro rispetto, la loro obbedienza, il loro attaccamento fedele alla Vostra Persona. C'è da piangere. Dov'è lo scisma ? Chi brucia di carità e d'amore? Dov'è l'odio ?

Il Seminario San Pio X.

Monsignor Marcel Lefebvre fu una delle pochissime persone pensanti e coraggiose della minoranza conciliare. E solo per questo meritava da Voi di essere fatto Cardinale, non fosse stato che per dare prova del Vostro amore paterno universale, e della Vostra clemenza per i vinti. La Vostra azione vendicativa l'ha inseguito, silenziosa, attenta. Avete accettato la sua sconfitta, avete provveduto al suo allontanamento da Roma, avete accettato la quarantena decretatagli dall'Episcopato francese.

Il suo Seminario non Vi deve nulla, non avete potuto impedirgli di nascete. Ma i nostri Vescovi hanno giurato di non accettare mai coloro che lo hanno frequentato. Questa Istituzione luminosamente cattolica è stata da loro trattata come un «Seminario selvaggio»15. Dov'è l'odio? Dove la polemica bassa, la discordia, il desiderio di Scisma, il crimine contro il proprio fratello ?

So che, d'accordo col Cardinal Villot e l'Episcopato francese, cercate il mezzo di distruggere questo vivaio di vocazioni, questo rifugio della vera libertà cristiana, questo asilo per sacerdoti secondo il cuore di Dio. Se raggiungerete il Vostro fine, il Vostro scisma sarà più che evidente per tutti.

A dimensione mondiale...

Potrei prolungare all'infinito la lista delle manifestazioni del Vostro settarismo. Se ricordassi le amicizie contro natura e le inimicizie senza motivo confessabile della Vostra nuova Roma per le collettività religiose, etniche o nazionali, non finirei più. L'India che Vi è tanto cara, l'India « pacifica », che ha sottratto Goa al Portogallo...16. La Spagna Vi piace soltanto per la sua rivoluzione in marcia. Il Nord-Vietnam gode della Vostra simpatìa contro il Sud. Mon c'è bisogno di seguitare àncora. Contro i cattolici e con i loro nemici. Più avanti parlerò dei perseguitati ai quali preferite i persecutori...

Ma infine perché? Perché questo disordine del cuore ? Perché esso proviene dal disordine dello spìrito. L'eretico, anche se la Chiesa lo tollera nel suo seno, non sopporta di vivere in comunione di anima fraterna e in pace con quelli che vivono per la fede che egli non ha più e che combatte. E' un uomo di partito nella misura in cui non è più Uomo di Dio, ma uomo di un'Idea. Non potrà a lungo rimanere immune da quei sentimenti che la Sacra Scrittura ci dice nutrisse Caino per suo fratello Abele, che finì per ucciderlo. Voi siete in questo stato d'animo, quando lanciate quelle strane maledizioni a coloro che non Vi seguono, per la maggior parte anime innocenti, disorientate, sconvolte :

« GUAI AGLI ASSENTI , GUAI AGLI INDIFFERENTI, GUAI AI TIEPIDI, AI MALCONTENTI, AI RITARDATARI ! »17.


(1) Prima lettera a SS. il Papa Paolo VI, il 11 ottobre 1967; CRC 1-2; cf. 5 p. 2.

(2) Comunicato di Mons. Le Couëdic, 13 gennaio 1966 e Commentario in Lettera 220 p. 11.

(3) Incontro di Bourges, del 30 aprile 1966, lettera riservata 1° maggio 1966, 226 suppl. p. 2.

(4) CRC 23 p. 2B.

(5) La mia professione di Fede Cattolica al Cardinale Seper; CRC 23 p. 2 § C – D – E del 16.7.1969.

(6) CRC 23 p. 2A.

(7) CRC 22 p. 2; cf. Lettera 195 p. 8.

(8) CRC 33 p. 10.

(9) Intervista del 7 novembre 1969; DC 69, 1093; CRC 27 p. 1, CRC 28 Suppl. p. 12.

(10) CRC 34 p. 14, 45 p. 13, 46 p. 11.

(11) DC 70, 717-719; CRC 34 p. 14, 45 p. 13, 46 p. 11.

(12) DC 72, 1060.

(13) Lettera al Papa Paolo VI, 15 agosto 1967, Lettera 252; cf. CRC 2 p. 2.

(14) DC 72, 986; CRC 62 p. 15; cf. anche 28 p. 7.

(15) Lourdes 23-30 ottobre 1972; CRC 63 suppl. tract. 8; cf. anche CRC 5 p. 9, 13 p. 2.

(16) Discorso di Bombay, 4 dicembre 1964; DC 65; cf. Lettere 161 p. 2, 191 p. 46, 193 p. 1-4.

(17) 14 settembre 1966; DC 6-, 1644; Lettera 236, esergo.