LIBER ACCUSATIONIS IN PAULUM SEXTUM

La vostra storica decizione degli anni 1964-65

S IAMO in una situazione senza precedenti. La Chiesa è in uno stato di «autodemolizione accelerata» 1, l’espressione è vostra, e di « apostasia immanente » 2, nella totalità del suo essere e nell’universalità dei suoi membri. Da dieci anni. Questi cattivi frutti sono prodotti dall’albero piantato al centro stesso della Cristianità: La Riforma. « Li riconoscerete dai loro frutti » 3 diceva il Signore. L’amministratore del campo che l’aveva piantato é morto. Che Dio lo perdoni! Voi gli siete succeduto. Avete conservato quest’albero e insistito a proteggerlo, a dargli sviluppo e forza, al punto che ricopre tutto con la sua ombra. E’ la vostra volontà, è la vostra opera. Se la Chiesa si distrugge per questa Riforma, muore a causa vostra.

E’ un punto capitale della storia l’introduzione di questa riforma, delle sue premesse e delle sue conseguenze, e Voi vi avete svolto una parte decisiva.

La grande battaglia dei Sovrani Pontefici.

Quando, nel 1963, Vostra Santità è salita alla Cattedra di San Pietro, la Chiesa era come sospesa, nell’equilibrio instabile di due religioni che si affrontavano come mai in passato. Una con tutta la forza di una prescrizione millenaria, l’altra con tutto il dinamismo ascendente di una religione proscritta in via di riabilitazione.

Non ricorderò a Vostra Santità tutti i diritti del cattolicesimo tradizionale alla sovranità esclusiva nella Chiesa; chi non lo sa? Ma ricorderò la difesa costante di questa religione da parte di tutti i vostri predecessori, proprio contro questo altro Vangelo, contro questa religione riformista che dal 1963 cominciò a soppiantare l’autentica.

Bisognerebbe risalire almeno e principalmente a Lutero. Ma questo spirito riformatore prese uno straordinario vigore nel 18° secolo. Distinguiamo come un segno precorritore di tutti i nostri disordini il Sinodo di Pistoia di sinistra memoria, che Pio VI, animato da autentico spirito di profezia condannò con la Bolla Auctorem F idei del 28 agosto 1794 4.

Dopo la tormenta rivoluzionaria ecco la società moderna derivante da Emmanuel Kant e da Jean Jacques Rousseau, eretta contro le certezze della fede e la necessaria elargizione della grazia, tutta votata al soggettivismo e al naturalismo. Quando nella Chiesa questa rivolta dell’uomo contro Dio avrà trovato in Lamennais il suo profeta, i Papi cominceranno la grande battaglia che, senza interruzione, dall’Enciclica Mirari Vos di Gregorio XVI, del 15 agosto 1832 5, fino ai giorni del Vaticano II ha tenuto questa innovazione fuori della Chiesa. Centotrenta anni...

Essi hanno lottato, hanno tenuto fermo. Il Sillabo dell’8 dicembre 1864 6 tracciava un elenco già notevole degli errori del modernismo; Pio IX, sedotto per un istante ma molto superficialmente dalle nuove idee, si vantava di lottare senza riposo e senza stanchezza contro tutte quelle idee e in particolare contro ciò che rischiava di aprire una breccia, una via di penetrazione nella Chiesa: il Liberalismo cattolico 7.

Il Primo Concilio Vaticano segnò l’apogeo di questo pontificato e il trionfo della fede divina e dell’autorità infallibile della Chiesa e del suo Capo. Questa doppia esaltazione, si rivelò provvidenziale in seguito perché preparò il rimedio ai mali che stavano per venire. D’altra parte lo stesso Concilio si rendeva garante del valore dottrinale degli insegnamenti pontifici del secolo passato contro gli errori del tempo 8.

Leone XIII non ruppe assolutamente questa tradizione, anche se cercò qualche volta il bene della Chiesa in compromessi puramente pratici come nel caso dell’adesione alla Repubblica imposta ai cattolici francesi nel 1892, o ancora l’adozione, nel 1903, della parola Democrazia in un senso edulcorato. Egli, nelle Encicliche Immortale Dei e Libertas Praestantissimum 9 continuò la battaglia dei suoi preoedessori contro il liberalismo, questo " delirio ", questa " libertà di perdizione ", questa " licenza " che mette l’uomo contro Dio.

Pio X, all’alba del XX secolo, ne illuminò santamente tutte le lotte e vi si impegnò con il dono celeste della forza. La sua analisi implacabile e la sua condanna del Modernismo dottrinale, contenuta nell’Enciclica Pascendi del 1907 10, e il suo biasimo dell’utopia politico-religiosa di Marc Sangnier, contenuta nella Sua Lettera sul Sillon del 25 agosto 1910, rimangono due grandi fari luminosi nelle tenebre di questo secolo.

Pio XI non rinunciò ad alcun punto di questa meravigliosa dottrina cattolica, contrapposta alle grandi eresie moderne, anche se alcune sue inclinazioni e direttive hanno potuto far credere che accordava loro qualche valore. Deve rimanere nei nostri cuori la sua mirabile Enciclica su Cristo-Re, Quas Primas dell’11 dicembre 1925 11, la cui dottrina è all’opposto dell’attuale secolarizzazione. Voglio ricordare solo un’altra Enciclica, Mortalium Animos, del 6 gennaio 1928, che sembra anticipare la condanna di tutto ciò che si è introdotto nella Chiesa ammantato di Ecumenismo. A questa quantità di documenti dell’Autorità apostolica si aggiunsero, a maggior profitto della Chiesa, per il suo prestigio e la sua espansione universale il tesoro degli insegnamenti pontifici di Papa Pio XII. Tutti, assolutamente tutti, sono volti contro la sovversione che si diffondeva nella Chiesa, col favore delle vittorie politiche dei nemici di Dio e di tutto l’ordine umano. Era ancora (già!) la lotta della Controriforma, la Mistici Corporis del 29 giugno 1943, contro l’ecclesiologia riformista, la Divino Afilante Spiritu del 30 settembre, contro il modernismo biblico, k Mediator Dei, del 20 novembre 1947 e la mirabile Haurietis Aquas del 16 maggio 1956, sul Sacro Cuore 12. Infine, soprattutto, la Humani Generis il 15 agosto 1950 contro il riformismo dogmatico, contro un nuovo Modernismo.

Aggiungerò, per onorare la memoria del Papa Giovanni XXIII, la cui fedeltà alla Tradizione non si è mai smentita, la sua ferma e rimarchevole Enciclica Veterum Sapientia del 1962, che dà un colpo d’arresto all’audacia dei riformatori, con tutta la serenità e la forza di chi difende un patrimonio.

La conclusione di questi 130 anni di storia del Papato è chiara. Niente è sorto all’improvviso nel 1963, per generazione spontanea o illuminazione celeste. Tutto ciò esisteva da molto tempo e premeva sulla Chiesa da tutte le parti. La novità sta nel fatto di essere tollerato e, poi, giorno per giorno, accettato dalla Chiesa che l’aveva sempre respinto con forza e condannato definitivamente, nello spirito dei suoi pontefici e secondo i dettami del Concilio Vaticano I.

Irruzione delle idee moderne nella Chiesa.

L’irruzione delle novità ha una data e un nome. E’ il Discorso dell’ 11 ottobre 1962, discorso d’apertura del Concilio, pronunciato da Giovanni XXIII, ma preparato e redatto da Voi stesso, ancora Arcivescovo di Milano 13. Questo discorso aprì le porte di S. Pietro alla Novità, giorno infausto quant’altri mai !

Il Messaggio al Mondo, votato per acclamazione sin dal 20 Ottobre da un Concilio ancora disattento, fu un primo atto, una prima vittoria dello spirito nuovo e si è detto che con i nostri francesi, il Cardinal Montini ne fu uno dei più autorevoli e potenti promotori. Dovevate farne più tardi un elogio ditirambico: « Gesto insolito, ma mirabile. Si direbbe che il carisma profetico della Chiesa sia improvvisamente esploso ». 14.

Venne poi l’Enciclica Pacem in Terris, e fu un coro universale di lodi a Giovanni XXIII per lo spirito moderno di questa dottrina tutta ispirata alla Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo, di libertà, di pace universale, in accordo sorprendente con i principi massonici della società moderna.

Il Papa si è pentito, come è stato detto, di avere sottoscritto senza troppo approfondire questo testo emanato da Mons. Pavan, che avete fatto rettore del Laterano? 15. Non lo so. Ma non si può non riconoscere l’importanza di questo Avvenimento, strumentalizzato in tutto il mondo, nel processo di penetrazione delle «idee moderne» in Concilio.

Bisognerebbe ancora segnalare il testo segreto del P. Karl Rahner, proposto ai Padri conciliari come un compendio della nuova teologia che la Riforma avrebbe dovuto adottare 16, per rendersi esattamente conto delle empietà deI Modernismo e del Progressismo nella Chiesa alla vigilia della Vostra elevazione al Pontiflcato.

1963: La Chiesa in sospeso.

Alla morte di Giovanni XXIII, nel giugno del'63, l'alternativa si presentava in termini chiarissimi : o sospendere questo Concilio, troppo avventurato in quelle vie di riforme esplicitamente condannate dalla Santa Sede, e troncare d'autorità questo principio di sovversione, i cui effetti apparivano già preoccupanti, o impegnarsi a proseguire l'opera, detta di Giovanni XXIII, accettando tutto cio che la Chiesa e il mondo contenevano di nuovo, con il consenso delle persone interessate alla rovina della Chiesa. Tutto sarebbe dipeso dall'eletto deI Conclave.

Voi siete stato eletto sulla promessa di continuare il Concilio. «Egli ha tracciato davanti a noi una strada che sarà saggio non solo ricordare ma seguire », avevate detto al Duomo di Milano il 7 giugno 17. Sembra che gran parte dei vostri elettori abbia creduto che Voi avreste inteso continuare il Concilio raddrizzandone pero l'orientamento.

Gli aitri dovevano sapere invece che Voi avevate a cuore di continuare, per mezzo deI Concilio o senza o anche contro, questa Riforma fino alla fine... Già aIlora la vostra responsabilità sembrava grandissima nell'avventura che segui.

Per quattordici mesi è sembrato che il Papa si rifiutasse di prender posizione ira le due tendenze e che si volesse mantenere in equilibrio fra di esse. Epoca straordinariamente proficua per il Riformismo che, avvertendo la minaccia di essere sofIocato, acquistà una specie di legittimità pubblica che non aveva mai avuto prima. 1 vostri Discorsi d'apertura e di chiusura della II Sessione erano impregnati di spirito nuovo; ma tutti si lasciavano ancora disorientare, ed io come gli altri 18, per l'oscillazione sottile deI vostro pensiero che unisce con audacia gli estremi, cioè le contraddizioni.

Quello che dite della Curia Romana è, a questo riguardo, tipico: « Questo attivo e fedele strumento... a torto sarebbe reputato invecchiato, inetto, egoista e corrotto... Non vogliamo con questo escludere che anche la Curia Romana abbia bisogno di perfezionamenti » 19. Mentre sembrava che la difendeste, emettevate contro di lei le peggiori accuse e, cosi facendo davate loro peso. Sarà questa l'occasione e il mezzo della sua rovina 20.

E' cosi che avvenne la «Rivoluzione d'Ottobre», al momento delle votazioni del 30 ottobre 1963 e ognuno ebbe l'impressione di avere il Papa dalla sua parte 21. Quando tornai a Roma nella primavera del 1964 tutti mi parlarono del modo enigmatico con cui governavate la Chiesa, e quando Vi udii predicare sulla Vergine Maria che volevate onorare col titolo di Madre della Chiesa, tornai ad essere pieno di devozione per Voi e ne scrissi una Lettera ai miei amici 22.

1964: Scegliete la Riforma.

Fu la vostra Enciclica ECCLESIAM SUAM deI 6 agosto 1964 ad illuminarmi. Essa era certamente già adombrata nel vostro discorso del 29 settembre 1963, ma io non l’avevo capito. Là, in quella Carta del vostro Pontificato, pur continuando l’atteggiamento equivoco fra i due estremi che avrebbe seguitato per lungo tempo a confondere, dichiaraste le vostre intenzioni: — Esperienza vitale... ma fede — Rinnovamento... ma Tradizione e perfezionamento spirituale. — Dialogo... ma predicazione. Questo era, seppur con delle restrizioni edulcoranti, l’adozione della Religione nuova che tutti i vostri predecessori avevano respinta con tutte le loro forze, come una seduzione del demonio.

Ne fui spaventato, e ritengo di essere stato il solo a dirlo, a scriverlo, in termini che nemmeno oggi modificherei, nellè mie Lettere ai miei Amici N° 180-181 23.

Da allora e malgrado le apparenze, nonostante i colpi di freno da Voi dati alla precipitazione conciliare 24, questa scelta della Riforma, dell’Ottimismo, del Dialogo Ecumenico, dell’Apertura al Mondo, l’avete di giorno in giorno consolidata, fissata, aggravata. E’ sembrato a un certo momento che abbandonaste il campo degli innovatori, alla fine della terza Sessione; non comprendendo quest’abile manovra, essi vi hanno serbato rancore e sono diventati diffidenti. Ma avete fatto questa mossa per portare la Riforma più sicuramente a termine come si vide dopo, senza provocare tumulti o scissioni nella apparente unanimità conciliare. Non avete più nascosto, in seguito, la vostra volontà di Riforma 25. Avete fatto riuscire gli schemi più pericolosi e li avete promulgati solennemente, malgrado tutte le opposizioni 26. Siete andato all’ONU e vi avete pronunciato un discorso aberrante 27.

E infine, il 7 dicembre 1965, promulgando la Dichiarazione sulla Libertà religiosa e la Costituzione Pastorale sulla Chiesa nel mondo di oggi, avete pronunciato un Discorso alla gloria dell’Uomo che si fa Dio, discorso che non ha precedenti e come non ce ne saranno più negli annali della Chiesa 28.

Nessuno nell’immensa assemblea conciliare ha battuto ciglio. Né protestato. Da quel momento la Vecchia Religione era virtualmente abbandonata a vantaggio di quel Culto dell’Uomo che avete solennemente proclamato. L’irreparabile era avvenuto. Una Chiesa che ha accettato questi due discorsi, accetterà tutto; l’opposizione era schiacciata 29, la sovversione dominava. Un solo uomo aveva compiuto quest’opera : VOI.

Lo Scisma è compiuto.

La nostra opposizione data dall’agosto del 1964. In seguito non ha cessato di aumentare e Voi ne conoscete le tappe. E’ quella che mi ha condotto al Processo al Sant’Uffizio che ho subito, su mia domanda, e che non fu mai il mio processo, ma quello del Concilio e il Vostro.

Bisognava che io mi ritrattassi o che fossi condannato perché fossero salve la vostra ortodossia e la vostra ortoprassi, la vostra dottrina e la vostra azione pastorale. Ma questo processo non ha portato né all’una né all’altra di queste soluzioni; io non ho ritrattato e non sono stato condannato 30. Da cinque anni continuo ad accusarvi di eresia, di scisma e di scandalo. Le prove si moltiplicano e un numero sempre maggiore di cattolici perviene alle nostre conclusioni. Una religione si è sostituita a un’altra; ma è una rivoluzione dall’alto, è un mutamento di testa sotto una stessa mitra. La Santa Sede ha cambiato religione senza parlare molto, parlando tuttavia sufficientemente perché tutta la Chiesa seguisse la nuova strada, sedotta dal nuovo, o costretta da una cieca obbedienza.

E' tempo di arrivare alla tappa finale, alla prova di forza divina. Io vi intento un processo per eresia, scisma e scandalo davanti alla vostra stessa Giurisdizione e vi sfido a dichiarare solennemente, nel nome di Cristo, che questa Nuova Religione viene da Lui, quando tutti gli altri Papi prima di Voi l'hanno proclamata figlia di Lucifero.


1) 7 dicembre 1968; cf. CRC n° 16; 57, tract 7 p. 2.

2) L’espressione è di Jean Madiran, Itinéraires, cf. CRC 16 p. 3.

3) Mtt. 7, 16; cf. CRC 29, p. 2-3. Vedere anche Discorsi del Papa, 29 giugno 1972.

4) DB 1501-1599; CRC 28 p. 1.

5) DB 1613-1617; Lettera 236 p. 2; CRC 2 p. 1, 57 p. 5.

6) DB 1688-1780; Lettere 180, 190, 210, 236 p. 4.

7) Pio IX, 16 giugno 1871; e ancora l’11 dicembre 1876; cf. Lettere, 190, 236 p. 4 e 8.

8) DB 1819-1820; Lettere 236 p. 4; CRC 30 p. 7.

9) DB 1866.

10) DB 2071-2110; Lettere 149, 180, 186, 189, 236-238, 242; CRC 1-4, 36, 45, 47, 61.

11) DB 2194-2196; Lettere 215 p. 1, 219.

12) Lettere 229.

13) Testimonianza di Mons. Colombo, pubblicata da Juffè, Paolo VI p. 129; CRC 25 p. 9

14) Discorso del 29 settembre 1963; Discorsi al Concilio, edizione “Centurion” n° 6, p. 118; cf. Lettere 125, 212 p. 5; CRC 60 p. 4.

15) Documentation Catholique 1969, col 895; Lettere 189 p. 5; CRC 57 p. 5.

16) Lettere 132, 204 p. 2

17) Juffè, op. cit, p. 129; Lettera 195 p. 5.

18) Lettere, 132, 204 p.2.

19) Discorso del 18 novembre 1965; cf. Discours p. 231 ; Lettera 220 p. 7.

20) Ibid. p. 232 ; Lettere del 1° maggio 1966 (riservata) ; Lettera 227.

21) Lettera 156 p. 4.

22) Lettera 173.

23) Lettere ai miei amici, 20 e 28 agosto 1964.

24) Lettera 210 p. 2; CRC 50 p. 4.

25) Lettera 184, 213.

26) Lettera 214, 216.

27) Lettera 215, 218.

28) Discorso del 7 dicembre 1965, cf. Discorsi, pp. 241-253; cf. Lettere 219, 233, 238 p. 7, CRC 47 p. 11, 61 p. 8.

29) Per esempio il Cardinale Ottaviani, cf. Lettera 216 p. 1-2.

30) Lettera 220; CRC; 23, 24, 25 agosto, settembre, ottobre 1969.